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10 giorni senza mamma

Regia di Alessandro Genovesi vedi scheda film

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La recensione su 10 giorni senza mamma

di alan smithee
5 stelle

Un mite e un po' maldestro quadro direttivo, responsabile delle risorse umane di una grande catena di supermercati, vive con una certa tensione l'affiancamento di un collega più giovane e rampante, che tenta spregiudicatamente di ridicolizzarlo e danneggiarlo a suoi favore dinanzi allo sguardo del capo.

Afflitto da queste tensioni lavorative, l'uomo tende a minimizzare il lavoro della bella moglie, che ha scelto di rinunciare al lavoro per dedicarsi alla numerosa famiglia, che include tre figli in età variabile da fase neonatale a piena adolescenza.

Quando la donna, incalzata dalla insistenza della sorella maggiore, decide di punto in bianco di aderire all'offerta di accompagnare la parente in un viaggio a Cuba di dieci giorni, ecco che per il marito, rimasto solo coi figli, tutto pare naufragare verso una rovinosa quanto implacabile resa dei conti: che tuttavia riuscirà a incalzare l'uomo, facendolo suo malgrado maturare nella consapevolezza di una vita più responsabile e in linea con le sue complete reali responsabilità di capo famiglia, genitore e soprattutto padre, riuscendo a guadagnarsi la stima dei due figli più grandi, ed imparando a comprendere il linguaggio gutturale della simpatica e loquace neonata.

Già dal titolo, banalissimo nella speranza di risultare simpatico ed accattivante - e a rischio di essere bollati come prevenuti - non si può certo sostenere che l'ultima fatica del prolifico regista Alessandro Genovesi, quello de "La peggior settimana (e il peggior Natale) della mia vita", potesse dar adito a molte speranze ed entusiasmi.

La storiella della responsabilizzazione di un padre imbranato e fuorviato dalle esigenze di carriera (o anche solo di sopravvivenza lavorativa) a scapito del proprio ruolo, sacrificato e messo in secondo piano, di padre e riferimento mancato della famiglia, si incanala presto ed inequivocabilmente attraverso i binari sentimentalistici ed effettati della storia buonista che conduce, dopo tutta una serie di peripezie incredibili (ma non troppo) ad un finale in rosa mirato a conquistare consensi.

Va pur ammesso, tuttavia, che i numeri comici ed i siparietti sulle spalle del protagonista Fabio De Luigi, funzionano piuttosto bene, e la risata spontanea e liberatoria (soprattutto quando incentrata sul calvario che il protagonista - anche afflitto da problemi ai denti - deve affrontare in fretta e furia) è un effetto piacevole che da una commedia leggera a sfondo comico, sarebbe sempre opportuno aspettarsi, se non proprio pretendere.

Per quanto non nuovi, sono proprio i caratteri e le pose dei personaggi che compongono lo sconquassato nucleo famigliare in subbuglio a vincere: tutto il resto è cliché visto mille volte, ma per una volta la commedia si può considerare tutto sommato, e grazie a questi primi, piuttosto riuscita. 

 

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