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A mano disarmata

Regia di Claudio Bonivento vedi scheda film

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La recensione su A mano disarmata

di barabbovich
3 stelle

Federica Angeli (Gerini) è una giornalista di Repubblica che vive a Ostia insieme al marito (Venditti) e ai suoi tre figli. Oltre a essere l'unica testimone che ha avuto il coraggio di denunciare un omicidio commesso dal clan degli Spada (qui ribattezzato Costa), che nella località tirrenica fa il bello e il cattivo tempo, è anche l'artefice di un'inchiesta su quella stessa gente che le è costata minacce continue e una vita sotto scorta. Quella storia viene portata sul grande schermo da Claudio Bonivento, produttore che ha indossato i panni di regista in un altro paio di occasioni (Altri uomini, Le giraffe) e che veniva dal cinema di massimo disimpegno (Jerry Calà e dintorni), prima di scoprire il cinema civile producendo film come Mery per sempre, Ragazzi fuori, La scorta e moltissimi altri. La straordinaria incapacità di stare dietro la macchina da presa e di raccontare una storia qui si vede tutta: non solo perché una vicenda che sulla carta sembrava offrire moltissimi spunti sul piano narrativo viene appiattita sulla sola dimensione privata della giornalista, perdendo ogni opportunità di costruire un film anche di genere, ma pure perché manca qualsiasi idea di cinema, di regia, di sviluppo narrativo e di direzione degli attori. Ed è un vero peccato, perché una vicenda del genere, per quanto controversa, avrebbe meritato ben altro film e un po' più di coraggio nel raccontare anche la parte oscura della storia, quella che riguarda i rapporti della Angeli con Tassone. A Bonivento, comunque, va riconosciuto il merito di averla girata, questa storia di coraggio civile.

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