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The Farewell - Una bugia buona

Regia di Lulu Wang vedi scheda film

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La recensione su The Farewell - Una bugia buona

di CineNihilist
7 stelle

Quest’anno non ho iniziato col classico biopic storico americano mirante all’edizione degli Oscar annuale (che comunque arriverà a fine gennaio), ma con un film tragicomico orientale di produzione statunitense diretto dalla giovane regista cinese Lulu Wang, che si ispira alle vicende della vita di quest’ultima.

 

La trama narra la storia di una ragazza cinese di nome Billi immigrata negli Stati Uniti, che scopre dalla sua famiglia che a sua nonna Nai Nai le hanno diagnosticato un tumore incurabile. Sua madre, suo padre e tutti i suoi parenti cinesi decidono di non dire niente alla nonna e di andarla a trovare in Cina per starle più vicino nei suoi ultimi mesi di vita. Di fronte a questo tacito accordo, Billi è costretta a sopprimere le sue vere emozioni e a chiedersi se sia giusto mentire per un bene superiore o se sia più giusto rivelare un’amara verità secondo i suoi principi morali.

 

Awkwafina, Shuzhen Zhou

The Farewell - Una bugia buona (2019): Awkwafina, Shuzhen Zhou

 

L’interessante disamina culturale che Lulu Wang nella sua opera prima offre al suo spettatore è lo spaccato di due culture, quella orientale e quella occidentale, che di fronte ad una problematica di estrema gravità, quest’ultime si approcciano diversamente al fine di perseguire la soluzione migliore.

La famiglia e i parenti della protagonista decidono di mentire alla nonna Nai Nai perché reputano che il fardello di una tale notizia sconvolgente come una malattia incurabile non sia da scaricare sul diretto interessato, ma che vada segretamente posto sulle spalle dei membri familiari che devono condividere il dolore in modo che il malato terminale viva i suoi ultimi mesi di vita con gioia e serenità. Una logica collettivista tipica delle culture orientali che nel nucleo familiare fondano la loro forza e capacità di adattamento in qualsiasi scenario, come l’emigrazione in un paese straniero dando nuove opportunità ai propri figli e supportando attraverso le rimesse i familiari rimasti in madrepatria.

Billi d’altro canto, più legata alla cultura occidentale e assimilata nel tessuto sociale statunitense, non vede di buon occhio tutta la messa in scena del finto matrimonio di suo cugino organizzato ad hoc dai suoi parenti, che serve soltanto a mascherare l’arrivo improvviso di tutti i membri familiari a casa di nonna Nai Nai. La ragazza volendo molto bene a sua nonna ed essendo la sua nipote preferita, fatica a mascherare la sua tristezza e la voglia di rivelare l’orribile destino che incontrerà la sua dolce nonnina. Lo scontro culturale ed ideologico è dunque motivo di contrasti durante il suo viaggio in Cina, dove i suoi familiari hanno la meglio e le spiegano come il suo punto di vista americano sia soltanto un capriccio individualista che porterebbe soltanto a scaricare il peso della malattia terminale al singolo individuo, senza condividere veramente il dolore.

 

Un dilemma morale che nel corso del lungometraggio incontra uno stile della narrazione abbastanza tragicomico nell’evidenziare le varie problematiche e vicissitudini che dovranno affrontare i membri familiari di Nai Nai nell’adempiere alla riuscita della loro “bugia buona”. La regista però, non si sofferma soltanto sulla rappresentazione di questa meticolosa ed elaborata strategia familiare, ma illustra anche tutte le conseguenze e gli antichi dissapori che attanagliano la sfera domestica di Billi e dei suoi contrasti con i suoi parenti. Una valvola di sfogo che mostra tutte le controversie dell’emigrazione cinese negli Stati Uniti, che mettono in crisi l’esistenzialismo dell’individuo e mette a dura prova la compatibilità dei valori culturali orientali con quelli occidentali.

 

In conclusione, The Farewell offre una riflessione non scontata su un argomento poco affrontato negli ambienti mainstream hollywoodiani ed europei ovvero l’emigrazione asiatica negli Stati Uniti.
Lulu Wang forte del suo carattere nazionale invece, decide attraverso la sua protagonista di portare il nostro occhio occidentale ad esaminare le complessità di una cultura orientale sempre più vicina ai giorni nostri, mostrando tutti i suoi pregi e difetti con una pulizia tecnica e drammaturgica in linea con le sue esigenze autoriali.
Insomma, un’opera prima bisognosa di esistere che sul finale prende una decisione netta senza però essere didascalica.

 

Voto 7+

 

locandina

The Farewell - Una bugia buona (2019): locandina

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