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L'ufficiale e la spia

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su L'ufficiale e la spia

di Antisistema
9 stelle

Niente male per un regista quasi 90enne uscirsene con una pellicola ambientata nel passato, ma con voluti riferimenti alla situazione presente quanto sfacciati parallelismi con la propria situazione personale presente, visto che Polanski si vede come un novello Alfred Dreyfus, non tanto per le origini ebree di entrambi, quanto per la gogna mediatica che entrambi hanno dovuto subire dall'opinione pubblica pur professandosi innocente, cosa veritiera nel primo caso, nel secondo invece ancora fumoso e contorte le circostanze del presunto stupro e detto anche sinceramente, non mi interessa qui porre in essere la diatriba su tale caso perchè Filmtv non è l'aula di tribunale penale atta a decidere sulla questione. 
L'Ufficiale e la Spia (2019), parte dal noto caso Dreyfuss, nel quale tale capitano dell'esercito francese venne accusato ingiustamente di alto tradimento per aver passato informazioni sull'artiglieria al nemico tedesco, la vicenda ben nota anche nei libri di storia scolastici passò agli onori della cronaca come un clamoroso caso di condanna ingiusta dove l'antisemitismo dilagante nella società e nelle alte sfere dell'esercito fu decisivo ai fini della sentenza di colpevolezza dell'uomo, nonostante già durante il dibattimento processuale fossero sorti numerosi dubbi sulle prove ce erano meramente circostanziali e nessuna indiziaria. Polanski parte dall'umiliante degradazione di Dreyfuss innanzi al suo corpo militare d'appartenenza, per mettere al centro la condizione di estrema e totale solitudine di quest'uomo che si professa invano innocente, ma il suo è un grido flebile subito sommerso dalle invettive forcaiole della folla corsa ad assistere a tale avvenimento. Il caso sembra risolto, le alte sfere dell'esercito sono soddisfatte per aver risolto la magagna e soprattutto per esserne uscite senza ulteriori polemiche per via del fatto che essendo Dreyfuss ebreo, vi fosse un comodo capro espiatorio su cui la folla potesse riversare il proprio odio. Tutti sono contenti, specialmente il da poco promosso Georges Picquart (Jean Dujardin) a capo dei servizi segreti francesi, il quale rovistando tra le carte si accorge come in tutta probabilità il vero colpevole di tradimento non fosse stato preso e Dreyfuss fosse stato condannato sulla base di prove fragili, se non occultate o fabbricate al momento dai suoi accusatori, ma riaprire tale caso si rivela cosa assai ardua e complessa, dato che ciò vorrebbe dire mettere sul banco degli imputati l'esercito, il quale non solo ha fatto condannare un innocente, ma per proteggere la propria reputazione ha deliberatamente ignorato il tradimento di un suo componente che continua a vendere segreti militari ai tedeschi. 
Ambientato per la gran parte negli interni, il regista ritrae minuziosamente e con vasta conoscenza storiografica, tutta l'intricata trama fatta di fazioni e complotti imperanti all'interno dell'esercito, volti ad occultare la verità e ad ignorare il vero colpevole che il regista come gli storici odierni hanno individuato nella figura dell'ufficiale Esterhazy, mai processato in alcuna fase del caso Dreyfuss, neppure quando venne riaperto il caso. 

 

Louis Garrel

L'ufficiale e la spia (2019): Louis Garrel


Polanski ritrae una Francia immersa in un chiaro clima da paranoia, che preannuncia la tempesta che di lì a 20 anni si scatenerà con la prima guerra mondiale, dove ogni individuo straniero viene visto con sospetto e fatto mettere sotto sorveglianza dai servizi segreti, come ha compiutamente eseguito il predecessore di Picquart agli affari segreti, fino a quando venne divorato da una malattia mortale. 
Siamo però lontani dal classico film di impegno civile americano, Picquart conduce comunque una doppia vita (ha un'amante) per occultare la quale ha mentito esplicitamente ai propri superiori, nonchè il suo intervento per discolpare Dreyfuss è mosso per lo più da ragioni patriotiche e di certo non per sfatare i pregiudizi sugli ebrei, verso i quali l'uomo si professa comunque esplicitamente come antisemita. In questo clima oscurantista dove le istituzioni vanno dietro alla paranoia dei cittadini guidati da una stampa che manipola e si lascia manipolare dal potere, l'unico barlume di luce sembra rivelarsi nelle persone di buon senso, intellettuali come Emile Zola, la cui poetica d'artista è sempre stata mossa dal rigore scientifico e dalla fiducia nel progresso come strumento per spazzare via la barbarie dei pregiudizi, il suo "J'Accuse" con cui l'intellettuale sperò a zero contro lo stato francese, l'esercito, il governo e le istituzioni che in spregio a qualsiasi giustizia, hanno preferito condannare Dreyfuss ed ignorare ogni prova evidente a carico di Esterhazy, facendo sfuggire alla condanna un traditore conclamato, così da non fare neanche gli interessi della Francia, che dovevano essere la cattura del traditore e non proteggere la propria reputazione per non ammettere un errore dettato dal pregiudizio antisemita, Polasnki con un montaggio alternato carica la scena, facendo scorrere le vibranti parole di Zolà, facendole leggere per spezzoni a tutti coloro implicati nel caso Dreyfuss, facendo chiaramente i nomi ed i cognomi, dando così un esempio di stampa ed intellettuale non asservito al potere e che si lascia guidare non dalle basse pulsioni della massa, ma solo dalla ragione come una razionale guida di ogni uomo, ma quel faro scientifico che lo spettatore sembrava muovesse Picquard viene brutalmente ribaltato nel finale la figura del colonnello ne esce oscurata, perchè in fondo Polanski è un regista europeo e non americano e sa benissimo che la difesa dei valori sono solo un comodo paramento da lustrare ed esibire all'opinione pubblica per farsi belli cercando occasioni di carriera, ma alla fine quando si giunge nei posto di comando, vengono prontamente rimossi e Picquard ha raggiunto il suo ruolo di ministro solo perchè come dice sinistramente Dreyfuss, ha fatto solo il suo dovere. Massacrato brutalmente dalla critica americana e premiato con il Gran Premio della Guiria a Venezia per evidenti scomodità nel dover dare a tale film il premio principale che avrebbe meritato a scapito dell'osannato Joker di Todd Philipps (2019), ma come profeticamente sembra aver predetto Polasnki nel suo film, in questo momento è impossibile scindere l'uomo dalla tempesta mediatica scatenatagli contro dal movimento me too e dal politicamente corretto imperante, il che rende difficile una corretta e serena valutazione di questo capolavoro, che solo dopo la morte del regista ed a distanza di tempo, sarà probabilmente rivalutato anche oltreoceano. 

 

scena

L'ufficiale e la spia (2019): scena

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