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L'ufficiale e la spia

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su L'ufficiale e la spia

di diomede917
7 stelle

Il tema dei poteri oscuri e forti che tramano e prevalgono sulla volontà del singolo sono una costante del cinema di Roman Polanski.

Le fitte trame di Chinatown, la vendita dell'anima al diavolo per il successo in Rosemary's Baby, la deriva antisemita vissuta sulla pelle del Pianista W?adys?aw Szpilman.

Roman Polanski decide di raccontare il simbolo di tutte le ingiustizie politico-sociali avvenute in Francia: L'Affare Dreyfuss.

Un ufficiale dell'esercito francese condannato ad esilio per alto tradimento dopo un processo fondato su prove fittizie e che nascondeva in realtà i germi di un odio razziale che sarebbe esploso qualche anno dopo in tutta Europa.

Pur intitolandolo Je Accuse come l'articolo di Emilie Zola che gli costò un anno di carcere per diffamazione, L'ufficiale e la spia è stato scritto con l'autore dell'omonimo libro Robert Harris che già ispirò L'uomo nell'ombra.

E tutto questo si nota nella messa in scena adottata da Roman Polanski.

L'ufficiale e la spia è oggettivamente la cronaca di una condanna annunciata.

Segue passo passo gli eventi, i protagonisti e le conseguenze di un'indagine che fece molto scandalo.

Il regista lo fa raccontando il punto di vista del Colonnello George Picquart, superiore di Dreyfuss, militare e antisemita.

Un uomo tutto di un pezzo che crede nei valori che gli ha insegnato l'esercito. L'onore, la dignità, la lealtà.

Valori che superano ogni suo pregiudizio.

Inizia così la sua battaglia non solo per salvare il Capitano Dreyfuss, la sua è una lotta contro il delirio militare.

Contro un sistema fortemente saldo dove gli ordini si eseguono non si discutono.

George Picquart ha il volto fermo ed austero di Jean Dujardin che, come il suo personaggio, si porta sulle sue spalle il peso di tutta la storia ma è nei due confronti con Dreyfuss (interpretato ottimamente da Louis Garrel) che vediamo il vero mestiere dell'attore.

Il confronto finale, dopo anni che hanno segnato la vita ad entrambi, è di un'amarezza incredibile.

E Polanski?

Polanski usa molto mestiere, la sua è una regia invisibile quasi asettica.

Direi fredda come è fredda la cronaca del suo racconto.

Una scelta che obiettivamente non crea forte empatia con chi guarda il film, lo spettatore ci mette un po' prima di entrare nella fitta ragnatela di complotti.

Nonostante questo è un film più che dignitoso su un pezzo di storia con molte ombre e pochissime luci della Francia di fine '800.

Voto 7 

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