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L'ufficiale e la spia

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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Eric Draven

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ufficiale e la spia

di Eric Draven
8 stelle

scena

L'ufficiale e la spia (2019): scena

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L'ufficiale e la spia (2019): scena

Datata, appunto, 30 Agosto prima della visione di Joker.

 

30 Agosto 2019: la 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dopo il suo claudicante inizio pieno zeppo di film irrisolti, come si suol dire dal passo incerto, dopo il suo incedere, appunto, en souplesse, ha visto passare in Concorso quella che noi, attualmente, possiamo senz’ombra di dubbio considerare l’opera migliore vista sinora in Concorso, ovvero J’accuse (sui nostri schermi uscirà col titolo L’ufficiale e la spia) dell’immarcescibile Roman Polanski.

Ecco, se le ultime pellicole del grandissimo Roman non poco lasciarono insoddisfatti persino i suoi più irriducibili aficionado, se forse noi stessi ammettiamo d’aver ravvisato in esse segni di preoccupante senilità cavalcante da parte del suo comunque incontestabile, monumentale autore, con questo fastoso, affascinantissimo, cupo, gelido e plumbeo J’accuse, Pola?ski pare aver ritrovato lo splendido, suadente smalto e il corrosivo, ambiguo, freddo cinismo romantico d’un tempo suo potente, vividamente livido e torvo, gagliardo, soavemente misterico e tenebrosamente ipnotico.

Si racconta la vera storia del contorto, scabroso caso Alfred Dreyfus (Louis Garrel), capitano ebreo al soldo dell’esercito francese, accusato ingiustamente d'alto tradimento e di sovversivo spionaggio, difatti incriminato e pubblicamente disonorato poiché reputato colpevole d’aver passato di nascosto informazioni top secret all’impero tedesco.

Cosicché, Dreyfus viene violentemente deportato in esilio e confinato in stato d’isolamento nell’Isola del Diavolo.

L’ufficiale Georges Picquart (un carismatico Jean Dujardin), dopo un’interminabile e assai rischiosa indagine, battagliando stoicamente con le omertose istituzioni, a costo d’incorrere lui stesso in punitive ammende e lapidarie, diciamo, scomuniche compromettenti la sua prestigiosa carriera, riuscirà a far emergere la verità. Smascherando un complotto di proporzioni smisurate che coinvolse, in tale raccapricciante, metaforica notte infinita d’imbrogli e sottterfugi, di torbide, celate macchinazioni e oscuri, diabolici segreti inconfessati, addirittura personalità di spicco apparentemente intoccabili come lo scrittore Émile Zola.

J’accuse, un film della durata di due ore e dodici minuti, tratto dall’omonimo libro scandalo del 2013 di Robert Harris, sceneggiato dallo stesso Harris assieme a Polanski.

Un film che inizia con una magistrale, armonica carrellata in un mattino tetro e uggioso. Quindi, in puro stile polanskiano, procede d’andamento, a prima vista, perfino soporifero. Al che pian piano questa spettrale storia d’angosciosa, funerea e catartica detection inquietante e macabra s’impenna.

J’accuse, da biopic storico puntigliosamente curato nei dettagli, si trasforma dunque in un thriller a combustione lenta dall’irresistibile malia.

Nel cast Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner e Luca Barbareschi qui in veste anche di principale co-produttore.

 

 

 

di Stefano Falotico

 

Roman Polanski

L'ufficiale e la spia (2019): Roman Polanski

 

 

 

 

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