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Lo spietato

Regia di Renato De Maria vedi scheda film

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La recensione su Lo spietato

di mm40
3 stelle

L’ascesa dirompente di un ragazzo calabrese a Milano, invischiato nella malavita, dalla fine degli anni Sessanta agli anni Ottanta.

 

Sesso, armi, droga, sangue, azione e violenza: Lo spietato è una sorta di riassunto del rinato filone poliziottesco/gangster che dal Romanzo criminale (2005) di Michele Placido in avanti imperversa su grandi e piccoli schermi nostrani; la variante, neppure troppo fantasiosa (basti pensare a Vallanzasca. Gli angeli del male, sempre di Placido, del 2010) è l’ambientazione milanese, mentre la scelta di Riccardo Scamarcio come protagonista richiama inevitabilmente, oltre al già citato Romanzo criminale, La prima linea (2009) diretto dallo stesso Renato De Maria. Che qui si occupa, oltre che della macchina da presa, del copione, firmato insieme a Valentina Strada e Federico Gnesini; la storia è tratta dal libro-inchiesta Manager calibro 9 di Piero Colaprico e Luca Fazzo, anche se l’intera trama sa di già visto, dal primo all’ultimo istante. Poco importa perché l’obiettivo sono le emozioni facili che il pubblico di Netflix richiede, anche se dietro all’operazione c’è anche il marchio di Rai Cinema. La nota maggiormente positiva viene da due protagonisti sempre credibili come Scamarcio e Sara Serraiocco, mentre lo stesso non si può dire di larga parte degli interpreti di contorno; quel che davvero non va è invece un certo tono epico che avvolge le gesta del criminale protagonista, non esattamente un esempio eroico. Il ritmo è comunque garantito e, come rilevato in incipit, tutti gli ingredienti fondamentali per un lavoro di tale risma sono gettati nel calderone ad ampie manciate, spesso pure troppo ampie. 3,5/10.

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