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Le verità

Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film

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La recensione su Le verità

di supadany
7 stelle

Venezia 76 – Concorso ufficiale.

Riallacciare un legame turbolento dopo un’interruzione di lungo corso, è un’azione complicata, soprattutto quando almeno una delle personalità coinvolte ha un grado di malleabilità prossimo allo zero. Puntualmente, riemergono le criticità accantonate e il tempo trascorso difficilmente agevola chi avrebbe qualcosa da farsi perdonare. Se poi una delle due posizioni è assegnata a un’attrice in grado di rendere credibile anche una banale osservazione, così come plausibile una qualsiasi macchinazione, diventa arduo persino distinguere tra realtà e recita.  

In seguito alla pubblicazione di un’autobiografia contenente le sue memorie, la celeberrima attrice francese Fabienne (Catherine Deneuve) riceve la visita di sua figlia Lumir (Juliette Binoche), accompagnata dal marito (Ethan Hawke) e dalla figlia, di ritorno in Francia dopo alcuni anni di assenza.

Mentre è impegnata su un set insieme a due colleghe più giovani (Ludivine Sagnier e Manon Clavel), Fabienne dovrà fronteggiare le critiche di Lumir e confrontarsi su più fronti con gli uomini che la circondano.

 

Juliette Binoche, Catherine Deneuve

Le verità (2019): Juliette Binoche, Catherine Deneuve

 

Hirokazu Kore-eda torna in concorso alla Mostra del cinema di Venezia tre anni dopo aver portato in laguna l’ingiustamente sottostimato The third murder. Nel frattempo, è ufficialmente entrato nel gotha degli autori imprescindibili grazie alla Palma d’oro conquistata dal precedente Un affare di famiglia e proprio dalla Francia riparte, con la sua prima esperienza in trasferta, lontano dal suo Giappone.

Le differenze con il passato di quella che ha i tipici lineamenti di una parentesi piantata nel mezzo di un lungo percorso, sono molteplici e nitide. Se il cerchio narrativo comprende nuovamente una famiglia allargata e un giardino autunnale sostituisce gli scorci naturali del Sol Levante, Le verità ha tutte le caratteristiche proprie della sofisticata commedia francese.

Così, la riunione di famiglia in un interno e un set, contiene un nutrito armamentario di istanze, tra caratteri pugnaci e bugie, il tempo perduto e sentimenti rancorosi, le conquiste sbattute in prima pagina e le sconfitte relegate nel dimenticatoio, evidenziando principalmente un profondo dissidio tra madre e figlia, con un eclatante predominio delle figure femminili (dal canto loro, gli uomini sono interscambiabili, allontanabili senza preavviso, registi senza personalità o attori di serie B).

Una congiuntura ottimale per far scatenare l’ego e il talento di Catherine Deneuve, superlativa nell’evidenziare gli incessanti (sub)movimenti tra individuo e artista, a cui risponde la lodevole contrapposizione offerta da una disincantata Juliette Binoche.

Un confronto che, sommato a un nutrito numero di personaggi di sostegno (l’entra/esci non conosce pause), regala alla pellicola una cadenza scoppiettante, punteggiata da punture acide e un capiente serbatoio di battute ironiche, che non disdegnano i riferimenti cinefili.

Detto anche di un’impalcatura calcolata - di conseguenza meno soggetta a eventi circostanti e incontrollabili (parametro invece presente in gran parte della produzione di Kore-eda) - Le verità non ha le armi per colpire a sorpresa, non spicca il volo ma ha un’azione incessante, con un assetto che pare fabbricato apposta per stabilire un appagante contatto con il pubblico, capitanato da un punto luce inequivocabile (Catherine Deneuve), il cui personaggio – non per niente – posiziona il pubblico in pole position nella sua classifica delle priorità, e stimoli cinefili (ad esempio, la resistenza dell’immagine al tempo). 

Dialettico e stuzzicante.

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