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Radioactive

Regia di Marjane Satrapi vedi scheda film

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La recensione su Radioactive

di supadany
7 stelle

L’essere umano è una gran brutta bestia. Gli consegni gli strumenti per costruirsi un futuro migliore e lui riesce a utilizzarli per fare (anche) l’esatto opposto, ossia infliggere patimenti che producono indicibili ripercussioni. Certo, nel caso delle scoperte della leggendaria Marie Curie, una pioniera, un’anima antesignana di rivendicazioni attuali, avanguardista e obliqua, tanto geniale quanto non convenzionale, andrebbero aperte infinite parentesi.

In un certo senso, è esattamente quello che fa, dispensando una narrazione volutamente irregolare, la regista (e fumettista) iraniana naturalizzata francese Marjane Satrapi in Radioactive, un film che rispecchia le turbolente vicissitudini di una scienziata e gli effetti prodotti dal suo operato, disordinato eppure consono a riprodurre un quadro complesso e articolato, che non rinuncia a ficcare il naso in quel che sarà.

Parigi, 1983. Mentre sbatte contro un muro di no, Marie (Rosamund PikeGone girl, l’amore bugiardo, La ruota del tempo) s’imbatte in Pierre Curie (Sam RileyLo straniero della valle oscura, Control), un suo collega.

Scocca l’amore ma anche una proficua collaborazione scientifica, che produrrà scoperte destinate a cambiare, nel bene così come nel male, le sorti dell’umanità nei decenni a seguire.

Per la scoperta del radio, vinceranno anche il premio Nobel e, dopo il decesso del compagno, Marie proseguirà la sue ricerche, conseguendo ulteriori e importanti traguardi.

Senza rinunciare a ricercare anche un sostegno affettivo, quantunque il suo legame con lo scienziato Paul Langevin (Aneurin BarnardMorto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi)) genererà uno scandalo, condividendo con la figlia maggiore (Anya Taylor-JoyLa regina degli scacchi, Split) un’esperienza dolorosa sul campo.

 

Rosamund Pike, Sam Riley

Radioactive (2019): Rosamund Pike, Sam Riley

 

Girato a Budapest, sceneggiato da Jack Thorpe (His dark materials, Il giardino segreto) e debitore del suo produttore Joe Wright per le alterazioni indotte (vedi L’ora più buia), Radioactive è un biopic scalciante e poliglotta, che fa confusione ma nel nome di una precisa finalità.

Trattasi di una composizione frastagliata, squilibrata esattamente come le discordanze che enuclea, con la scienza che fa un frontale con il pensiero comune, che guarda con diffidenza a quanto, essendo sconosciuto, sfugge all’umana concezione, tanto più per le discriminazioni insite nella cronaca (una donna in una società dominata di uomini, una polacca in terra francese).

In egual modo, la protagonista Marie Curie condivide la scena, gli encomi e le critiche, con quella radioattività che dà il titolo alla pellicola, determinandone la configurazione.

A tutti gli effetti, alimenta una morfologia a tutto campo (e oltre), con vasi comunicanti che procedono per impulsi e innesti, riconoscimenti e risentimenti, mettendo sotto torchio le consuetudini che vorrebbero una disposizione più lineare.

Così, un montaggio irrequieto traccia la direzione, laddove il contesto storico fa i conti con la forza di volontà, i pro con i contro, i flashforward osservano entrambi i lati della medaglia, l’indiscutibile professionalità non può occultare la vulnerabilità umana.

D’altronde, nessuno è perfetto, e anche volerlo essere può diventare un limite, aspetto che Marjane Satrapi (suoi il gettonato Persepolis e l’ingiustamente sottovalutato The voices) scavalca senza alcun timore reverenziale, deliberando una connessione privilegiata con Rosamund Pike che, dal canto suo, contribuisce con tanta personalità, un passione che descrive con vigore chi si è fatta largo attingendo a tutte le sue capacità.

 

Rosamund Pike, Anya Taylor-Joy

Radioactive (2019): Rosamund Pike, Anya Taylor-Joy

 

Tirando le somme, Radioactive fa tutto il possibile per non finire invischiato nella trappola della didascalia. Smuove le acque e piazza spioventi improvvisi, viviseziona un materiale sconfinato e non si assopisce sugli allori di rito, coglie gli attimi per poi andare a scovarne degli altri, escludendo categoricamente il ricorso a calcoli di comodo.

A macchia d’olio, un passo dopo l’altro, tra distruzione e guarigione, pubblico e privato, progressi e regressi, ideali e utilizzi, alterchi e condivisioni, sostegni e impedimenti, benefici e danni, luce e oscurità.

Veemente e vivido.

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