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Gli uomini d'oro

Regia di Vincenzo Alfieri vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gli uomini d'oro

di axe
7 stelle

Torino, metà anni '90. Vista sfumare la possibilità di diventare baby-pensionato e godersi la vita in Costa Rica, Luigi, impiegato alle poste come portavalori, progetta un furto ai danni dell'ente datore di lavoro. Coinvolge nell'azione l'amico neo-pensionato Luciano ed il collega Alvise, il quale a sua volta chiede l'aiuto del "Lupo", un ex-pugile nelle mani di un usuraio. Il furto riesce, ma le fasi successive vedono le parti contendersi il bottino. Benchè il cast e qualche sequenza iniziale lasci immaginare che ci si trovi in presenza di una commedia, il film, in realtà, è un poliziesco, dalla tonalità drammatica. Il film è diviso in tre parti, ognuna delle quali racconta gli eventi dal punto di vista degli altrettanti protagonisti, un po' come avviene in "7 Sconosciuti A El Royale". L'ultimo capitolo contiene l'epilogo, per me non molto nitido. Il regista è molto bravo nel dar carattere ai personaggi e collacarli in un particolare ambiente. I tre protagonisti, così come i comprimari, sono rappresentanti di un'umanità dolente, alla disperata ricerca di un benessere ed una tranquillità, che il contesto storico e sociale non può più concedere. Luigi (Giampaolo Morelli), di origini partenopee, amante della bella vita, non si rassegna a dover vivere del magro (in rapporto al costo della vita in Italia) stipendio delle poste fino a vecchiaia, ed è disposto a trasformarsi in bandito, coinvolgendo l'amico e compagno di bagordi Luciano; Alvise (Fabio De Luigi) è un uomo ombroso, costretto, nonostante sia gravemente malato di cuore, a fare tre lavori - tra i quali il gestore di un locale notturno - per mantenere la famiglia. Il "Lupo" (Edoardo Leo), infine, socio di Alvise nella conduzione del locale notturno, è un ex-pugile, dal carattere deciso e dall'aria da duro, in realtà innamorato di Gina, una ex-cubista che gli rimprovera continuamente la scarsa ambizione, il poco acume e la miseria nella quale la fa vivere. Persone indurite dalla vita, eppure in grado di provare sentimenti positivi. Tutti sono in un certo qual modo legati da vincoli di amicizia, o incapaci, in realtà, di compiere a sangue freddo cattive azioni. Ciò avviene solo in conseguenza di forti provocazioni, come, ad esempio, le derisioni per motivi di tifoseria, delle quali l'intero film è ricco, quasi fossero uno sfogo per quell'umanità con così poche prospettive. Questo intreccio di passioni, sentimenti, velleità è motore degli eventi e causa della sorte dei personaggi. Discrete le scenografie e le ambientazioni; ricostruiscono, con qualche anacronismo, una Torino degli anni '90, fredda e fumosa; trascinante la colonna sonora, ricca di sonorità dance dell'epoca, in grado di dare brio al ritmo della narrazione, molto sostenuto. Tra gli attori, oltre ai già citati Edoardo Leo, Fabio De Luigi e Giampaolo Morelli - in inconsueti ruoli "drammatici" - ho apprezzato Mariela Garriga, nei panni della travolgente e tormentata Giana. Un buon poliziesco, a tratti difficile da seguire a causa della particolare scelta narrativa di narrare gli stessi fatti da punti di vista diversi; nonostante ciò avvincente ed evocativo.

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