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Titanic

Regia di James Cameron vedi scheda film

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La recensione su Titanic

di mondolariano
6 stelle

Non più di tre stelle per un melodramma che ha scambiato il sogno infranto della Belle époque con una profanazione. Per colpa di questa pellicola, la tragedia del “Titanic” verrà sempre confusa con una delle tante love story che popolano il panorama cinematografico. Particolarmente indigeste le sceneggiate del fidanzato, come il rovesciamento del tavolo o l’inseguimento con tanto di sparatoria. Ovviamente, le varie cadute di stile potrebbero essere compensate dai meravigliosi effetti speciali e dalla fedelissima ricostruzione dell’aspetto estetico della nave: un lavoro veramente meticoloso, che rese necessario l’acquisto di alcuni ettari di costa messicana per allestire lo scafo (ridotto però del 10% rispetto alla grandezza originale). Ma è scandaloso che i trucchi siano stati usati a meri fini spettacolari per descrivere cose mai accadute! Gli studi più recenti hanno infatti dimostrato che la nave si spezzò completamente sotto il livello dell’acqua (le testimonianze dei superstiti sono contraddittorie tra loro) e l’impatto con l’iceberg non aprì il classico squarcio nella fiancata, erroneamente riproposto anche in questo colossal. Per un regista che si recò personalmente ad osservare il relitto allo scopo di offrire al mondo la verità si tratta di errori gravissimi, anche se bisogna ammettere che non è tutta colpa sua (solo nel ’97 si scoprì che al posto del gigantesco squarcio c’erano sei fessure di pochi metri quadrati in tutto). Inoltre, i messaggi di allarme ricevuti dal marconista poche ore prima della collisione sono stati omessi, così come manca il comandante del “Carpazia” e la benché minima allusione alla nave misteriosa - il “Californian” - le cui luci erano visibili a venti miglia di distanza. Quando Thomas Andrews si reca dal capitano per spiegargli il danno della nave, il regista è più interessato al furto del gioiello che non al dramma del naufragio. Insomma, la rilevanza storica è trascurata e tutto è visto esclusivamente attraverso gli occhi dei due amanti, come se fossero loro a simboleggiare il “Titanic” e non il “Titanic” a simboleggiare se stesso. Nulla a che vedere con l’eccellente film “Titanic latitudine 41 gradi nord”, sobrio e preciso come un autentico documentario.

Peccato: il significato di fondo sarebbe anche ammirevole, trattandosi di un amore che nasce come rifiuto alle leggi dell’aristocrazia. Gli 11 oscar sono ampiamente meritati dal punto di vista tecnico. Memorabile l’apparizione quasi onirica della Winslet, mentre scende al rallentatore i gradini dello scalone. Mozzafiato il momento in cui Di Caprio tenta disperatamente di aprire il cancello con l’acqua alla gola, in un gioco di luci a dir poco impressionante. Un elogio particolare va fatto alla scena più bella, quando Rose contempla la gelida notte stellata galleggiando sul ghiaccio, al suono di una musica che sta già al di là della morte (il brano è stato copiato dalla sinfonia “Nettuno”, di Holst, con buona pace del bravo James Horner). Azzeccata, infine, l’affermazione di Ismay: “Chi è Freud, un passeggero?”

In definitiva: cinque stelle da una parte e una misera stelletta dall’altra. La media è tre.

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