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L'assassinio di un allibratore cinese

Regia di John Cassavetes vedi scheda film

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La recensione su L'assassinio di un allibratore cinese

di alan smithee
10 stelle

IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
Nella California degli anni '70, Cosmo Vitelli gestisce un piccolo locale di spogliarelli e numeri sexy che incontra un certo successo di clientela. Unico vero problema dell'uomo è che egli ha il vizio incontenibile del gioco, che lo porta spesso ad essere dipendente di strozzini che lo costringono a fare i salti mortali per riuscire a saldare i propri impegni, frutto di interessi spesso ben al di sopra di ogni livello di usura umanamente concepibile.
La sera in cui riesce a perdere la bellezza di oltre 20mila dollari, il casinò lo accerchia e lo costringe a firmare un foglio in cui l'uomo dsi impegna solennemente a sottostare ai servizi e alle necessità di una banda di malviventi. i quali, non molto tempo dopo, lo contattano per affidarli un compito in grado di fargli saldare buona parte del suo debito: l'uomo dovrà far fuori un anziano cinese, uomo apparentemente mite ed indifeso, in realtà capo di una banda di mafiosi che campeggiano per la zona, rivali della banda con cui Cosmo è inguaiato.

Costretto ad agire, Cosmo di rivelerà ben al di sopra delle ipotizzate sue possibilità, e riuscirà a farla franca, non senza riportare ferite fisiche e morali, in grado forse di aprirgli definitivamente gli occhi su quello schifo di vita in cui è indissolubilmente legata la sua figura di uomo sopraffatto dal compromesso e dalla illegalità.
Ideato, scritto e diretto dal grandissimo John Cassavetes, L'assassinio di un allibratore cinese diventa il noir-gioiello di un'epoca come i Settanta, destinata a fare scuola quanto a personaggi meravigliosi in capo a noir divenuti veri e propri capisaldi del genere.
Nel raccontare la improbabile ma galvanizzante missione-suicida a cui è destinato Cosmo, ma dalla quale egli riesce a cavarsela al di sopra di ogni umana ed attendibile aspettativa, anzi con la professionalità (qui improvvisata e lasciata all'istinto) di un killer professionista navigato e dal sangue freddo invidiabile, Cassavetes ci delibea e descrive il personaggio meraviglioso di uomo santo e canaglia, benefattore e magnaccia come solo il suo straordinario Cosmo sa essere.

Costui, ovvero Cosmo Vitelli,reso sullo schermo da un eccezionale Ben Gazzara, qui impegnato probabilmente nel suo ruolo-cardine di tutta una invidiabile carriera di attore, e membro ricorrente del "clan Cassavetes", è in grado di assurgere davvero ad uno dei personaggi simbolo di quello straordinario sporco decennio, al pari del Philip Marlowe di Altman de Il lungo addio, o il Trevis Bickle di Taxi Driver.
Davvero un noir sporco ed incalzante da manuale, che sotto la direzione solo apparentemente sgangherata e casuale del maestro Cassavetes, raggiunge l'apice del capolavoro, piazzandosi tra le opere più riuscite e di riferimento del gran regista, oltre che tra i cardini del noir anni '70.
Nel variegato cast impegnato a dar vita alla molteplicità di personaggi anche minori che popolano l'affollata vicenda, riconosciamo anche il viso di gomma del fantastico caratterista Seymour Cassel, pure lui presenza costante e regolare nelle produzioni targate Cassavetes.
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