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Camera Obscura

Regia di Aaron B. Koontz vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Camera Obscura

di alan smithee
7 stelle

Ennesima, ma assai interessante variazione sul tema dell'oggetto condizionato da una furia demoniaca che lo trasforma in uno spietato assassino, Camera obscura racconta di un ex fotografo di guerra che, tornato in patria con la mente devastata dagli orrori di cui è stato testimone, fatica a ritrovare un equilibrio, ed un impiego stabile atto a favorirgli quella svolta tanto auspicata quanto apparentemente impossibile.

Il giovane vive con una compagna amorevole che fa l'agente immobiliare, e che, nel cercare di scuotere e stimolare il suo uomo, gli regala una vecchia macchina fotografica tradizionale risalente al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Un vecchio cimelio per appassionati ancora perfettamente funzionante, scelto dalla donna con la strategia volta ad indurre il suo compagno ad interessarsi ad una serie di scatti su immobili e complessi abitativi divenuti oggetto di una campagna della sua agenzia.

L'uomo, davvero poco convinto, rimane tuttavia affascinato dall'apparecchio e, quasi per inerzia, inizia a provarlo e a far sviluppare le prime foto.

Ma le cose cominciano a prendere subito una sinistra piega, tra situazioni singolari o grottesche, come un incendio che scoppia improvvisamente presso il laboratorio di stampa dal giovane prescelto, al fatto che le foto risultino incomprensibilmente solo in bianco e nero anche se scattate con pellicola a colori; o decisamente macabre, come quando il nostro reduce si accorge che, tra le foto scattate, una immortala sempre un cadavere di persona che lui non ha mai visto, o della cui presenza egli si è mai reso conto al momento degli scatti.

Poi, dai notiziari di cronaca, scopre che le foto con i corpi dei deceduti, anticipano di poco la morte degli effettivi soggetti immortalati, e che gli stessi possono essere tratti in salvo solo se sostituiti da altri, fatti posare nella medesima situazione che ha determinato la imminente morte del soggetto fotografato.

Sconvolto, indeciso se propendere a farsi visitare per tentare di curare una forma acuta di stress paranoico, o se minimizzare e non farsi notare, Jack (questo il suo nome) perde completamente il controllo quando scopre che l'ultima delle vittime ritratte è la sua amata fidanzata: per salvarla si trasformerà in uno psicopatico assassino, almeno agli occhi degli esterrefatti testimoni delle sue sanguinose azioni volte a scongiurare la perdita minacciata. Ma le indagini gli hanno messo alle calcagna la polizia.

Si tratta di un esordio assai interessante per Aaron B. Koontz, che debutta in regia con un film basato su un suo testo narrativo, in cui tensione e psicosi si fondono in un crescendo di tensione ed allarme in grado di contagiare lo stesso spettatore, mettendolo quasi a disagio. La vicenda, complessa ed ardita, non si limita ad agire sull'oggetto "demoniaco", bensì quasi lo tralascia per studiarne gli effetti sulle malcapitate vittime e sul sempre più instabile protagonista, disturbato a tal punto a livello psicologico, da diventare l'artefice fisico e lo strumento vero con cui il male agisce e mette in atto i suoi sordidi macabri propositi di morte.

Molto riuscite le tese atmosfere cupe e torve ricreate anche a livello di scenografia, mentre lodevole risulta l'interpretazione del protagonista, Christopher Denham, caratterista americano che meriterebbe più spazi, come in questa preziosa occasione.

 

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