Regia di P.J. Hogan vedi scheda film
Jules (Julia Roberts), bella e giovane critica gastronomica, riceve una telefonata dal suo ex e (ormai) miglior amico dai tempi della scuola Michael (Dermot Mulroney), che la invita a raggiungerlo a Chicago l’indomani stesso, visto che la vuole ospite al suo matrimonio, che avverrà da lì a 4 giorni. Jules viene colta dal panico e dall’angoscia, visto che pensava di essere lei la donna della vita di Michael, con il quale aveva stretto un patto: se, una volta arrivati ai ventotto anni fossero stati ancora single,avrebbero convolato a nozze tra di loro. Jules ci credeva a quella promessa, e aveva pensato in cuor suo che nessuna donna sarebbe stata paragonabile al suo confronto agli occhi di Michael. George (Rupert Everett), editore e grande amico di Jules, cerca in tutti i modi di convincere Jules a confessare a Michael di amarlo, e di approfittare di quei 4 giorni per mandare all’aria il matrimonio.
Una volta giunta a Chicago, e conosciuta la futura sposa del suo migliore amico, Kimmy (Cameron Diaz), Jules si rende conto che dovrà giocare molto sporco per dissuadere Michael a lasciare la sua fidanzata. Inizia così tutta una serie di bugie e sotterfugi, che immancabilmente le si ritorceranno contro, fino alla resa dei conti.
Il matrimonio del mio migliore amico (1997): locandina
Il Matrimonio del Mio Migliore Amico, è una commedia cult, di quelle che hanno seguito alla perfezione le regole di tutto un genere che da sempre è un fiore all’occhiello per il cinema americano: la commedia romantica. George Cukor, Frank Capra, sono stati i precursori di un genere brillante e romantico, dove situazioni e battute, si intrecciano a situazioni amorose tra protagonisti giovani, belli e benestanti. Certo P.J. Hogan non è paragonabile ai grandi nomi sopracitati ma ne segue gli insegnamenti, e grazie ad un’ottima sceneggiatura (Ronald Bass), riesce ad imbastire su dei bravissimi attori, un prodotto veramente ottimo, che non risente minimamente dei (quasi) trent’anni trascorsi.
Il film ha goduto in tutto questo tempo di numerosi passaggi televisivi, questo ha fatto sì che alcune sue battute, o alcune scene entrassero nella memoria collettiva degli appassionati del genere: la canzone che Kimmy canta completamente stonata al Karaoke “I just Don’t Know What To Do With Myself”, oppure quando una invitata rimane con la lingua attaccata ad una scultura di ghiaccio (il David di Michelangelo), quando tutti i parenti di Kimmy cantano a tavola “I Say A Little Prayer”, fino all’ultima scena, la più iconica: quando Jules, rimasta sola, al ricevimento, dopo che gli sposi hanno lasciato la festa, riceve la telefonata di George che le appare davanti per farle fare un ballo liberatorio.
Lo confesso, è una mia debolezza, ci sono film che con gli anni mi diventano cari, perché sono legati ad avvenimenti particolari, perché mi ricordano periodi o persone con le quali mi è capitato di vederli; perché ci sono attori che mi sono sempre piaciuti e che con il tempo si sono persi perché invecchiati o perché non hanno avuto più ruoli adeguati; perché spesso e volentieri la vita di un film si lega per qualche motivo a noi ignoto alla nostra di vita, e quindi si finisce con vederli e rivederli negli anni, diventando loro malgrado una sorta di ritratto di Dorian Gray: noi invecchiamo e loro no.
Questo è uno di quei film.
Il matrimonio del mio migliore amico (1997): Julia Roberts, Dermot Mulroney, Cameron Diaz
Ovviamente la stella unica che brilla su tutti è Julia Roberts, che negli anni novanta è stata la diva americana incontrastata di tutto un certo cinema commerciale e di cassetta (una volta -negli anni ‘90- si diceva così), oggi alcuni suoi film risultano appannati e datati, alcuni sono sicuramente buoni, altri (come questo) rimangono dei capisaldi dei palinsesti televisivi.
La presenza della Roberts non offusca quella della Diaz, che non si lascia mettere da parte dall'ingombrante “migliore amica” del fidanzato. La Diaz, è una di quelle attrici che negli ultimi anni hanno stentato a trovare una propria dimensione.
Il mio attore preferito in assoluto in questo film (e non solo in questo film) è Rupert Everett, che con il personaggio di George, l’amico omossessuale di Jules, si guadagnò l’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista. Il non aver ridotto a mera macchietta il suo personaggio, ha contribuito (non poco) al successo duraturo del film, rendendolo più universale nel significato e nelle tematiche.
Colonna sonora bellissima, naturalmente, che rimane in testa per ore e ore dopo la visione.
Il matrimonio del mio migliore amico (1997): Rupert Everett, Dermot Mulroney
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