Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Come fa una famiglia estremamente povera a risollevarsi dalla sua drammatica posizione sociale ed economica, e cercare di garantirsi una situazione più agevole e sperare in un futuro migliore per i propri figli?
Bong Joon-ho, il regista di Parasite, ci dà una dura lezione sulla società della Corea del Sud, mostrando una famiglia che pur di "sbarcare il lunario", si inserisce a forza tra le grazie di due coniugi benestanti ma ingenui, fino a un epilogo drammatico e dissacrante che permette allo spettatore di riflettere a lungo su certe situazioni che, ahimé, non hanno distinzione di razza e colore della pelle.
Parasite è un piccolo capolavoro di sagacia, drammaticità, ironia e brutalità concentrate in un film drammatico che affonda le sue radici in una tematica sociale molto delicata, che tocca non solo la Corea del Sud, ma diversi Paesi del mondo.
Il regista, un sociologo, è stato molto abile nel mostrare la situazione della famiglia di Ki-taek, il protagonista interpretato da Woo-sik Choi, permettendo al pubblico di farsi domande e riflettere a fondo sul disegno presentato nel film.
Uno spaccato sociale che lascia di certo l'amaro in bocca, ma inserito in una pellicola che ha meritato a pieni voti le quattro statuette (miglior film, miglior regia, miglior scenggiatura originale, miglior film internazionale) e una Palma d'oro al Festival di Cannes 2019.
A mio parere, la denuncia sociale voluta dal regista funziona, così come l'impatto che il film ha sul pubblico (che ha l'effetto di un pugno in pieno volto).
Un film che merita assolutamente di essere visto per tanti motivi, soprattutto per riflettere sulle questioni sollevate dal regista.
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