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Parasite

Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film

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La recensione su Parasite

di LAMPUR
6 stelle

 

Una buona, anzi ottima, idea di base (famiglia derelitta e senza lavoro, residente negli slum sudcoreani, si infiltrerà mano a mano in una villa da sogno di un facoltoso manager con moglie figli, sostituendo brillantemente educatori, governante e autista), non può giustificare, tuttavia, uno sbrago vertiginoso, un tirare la corda all’eccesso, un crogiolamento autoincensante sulla botta di genio iniziale, accartocciandosi senza ritegno sul voler sorprendere di continuo fino alla fine, e anche oltre.

 

La sperequazione, la distanza di classe, le ingiustizie, a ben guardare, la farebbero da padrone solo per assenza di opportunità.

 

I quattro estrosi squattrinati, in cerca di stabilità economica, (co)protagonisti della pellicola, sono una famiglia composta da padre, madre e due figli, poverissimi ma ricchi di talento e voglia di emergere, si metteranno in tasca fin troppo facilmente gli inquilini altolocati, rimanendo vittime però, dell’estroso contorcimento narrativo col quale il nostro regista han fatto man bassa di premi.

 

Ora sia chiaro, ho ammirato splendidi protagonisti, recitazione disinvolta, un pregevole montaggio, discreta frenesia, ottime scene (meraviglia il ritorno a casa sotto la pioggia battente), contornate però da baggianate inguardabili, sketch paradossali, banali soluzioni thrilleristiche, arzigogolati colpi di scena che alla fine sfrucugliano la pazienza anche dello spettatore più ben disposto…

voleva divertire Bong? Oltre che sorprendere e spaventare? Voleva tarantineggiare in una escalation non più controllabile?

 

Probabilmente di tutto un po’… e forse, con meno pretese, mi avrebbe conquistato; la troppa boria, invece, finisce col compromettere il precario equilibrio, quella sottile linea tra la denuncia sociale e la ricerca introspettiva di personaggi che comunque intrigano, e la stabile piega tra il drammatico ed il grottesco, terminano col virare, inevitabilmente, verso un’eccentricità di troppo, che fa perdere di vista tutto il buono messo sapientemente in tavola (in appena otto minuti)

 

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