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Parasite

Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film

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La recensione su Parasite

di EightAndHalf
6 stelle

Non è un mistero che il cinema sudcoreano dei grandi autori si offra spessissimo al gusto occidentale tramite commedie drammatiche con improvvisi sprazzi di violenza e situazioni al limite del parossismo che in Occidente sembra che non si riescano a fare. E' il risultato di un approccio per lo più cinico alla Settima Arte, un approccio che rinuncia spesso alla personalità per il gusto dello spettacolo. Bong Joon-ho, che pure di questa New Wave del blockbuster sudcoreano (iniziata in altre forme con Memories of Murder) è il fautore e il cantore forse più elegante insieme a Park Chan-wook, non si può dire sia un regista scadente né che non sappia tenere il ritmo di una sequenza, di un film, di due ore che siano un tuffo nella commedia delle assurdità e degli eccessi qual è Parasite. Ma certo si può dire che non sembra portare avanti alcun discorso autoriale - Park invece un po' di più, con maggiore coerenza - che sia sollecitato dai suoi film sempre "correttamente" estremi. La correttezza estrema dei film di Bong Joon-ho mira più al ritmo e alle viscere dello spettatore, che non a una rivalutazione costruttiva delle modalità del cinema di genere a cui siamo abituati. Il risultato è che, con l'eccezione più aggressiva di Snowpiercer che portava con sé una struttura più coerente, e ovviamente lo splendido Memories of Murder, il cinema di Bong è sempre stato puro divertissement, anche quando con pretese di natura vagamente politica - leggasi, Mother - anche quando voleva riscrivere qualche canone - The Host - e specialmente quando voleva ricattare emotivamente - Okja. Esplorazioni del genere cinematografico sempre attente a sorprendere narrativamente e quasi mai stilisticamente, al massimo con shot eleganti e fluidi che le produzioni sempre più grosse gli hanno concesso. Se proprio si può trovare un fil rouge del cinema di Bong, questo non ha niente a che fare con il Cinema. Si tratta più che altro di polemiche politiche e sociali, che traducono l'insensatezza della società coreana contemporanea con gli eccessi di una narrazione che è tutta una matassa di situazioni ben oltre il confine dell'eccessivo improbabile. 

Parasite in particolare si tinge di tinte che vanno dalla commedia - anche molto ridanciana - al thriller, dal dramma sociale allo splatter. E' indubbio il sollazzo che può provocare un simile soggetto, che spara però poi sulla croce rossa a proposito di differenze e ingiustizie sociali, proponendo una storia di "parassiti" che poteva offrire qualcosa di anche molto più torbido. Ma molte deviazioni sembrano utili soltanto per spuntare i singoli elementi di una lista che il regista della macchina industriale sudcoreana deve rispettare: un po' di sesso, un po' di violenza, risate su cose inopportune, un mistero etc etc. Nel caso di Bong, anche polemica sociale, complottismo satirico e cinismo sufficiente da non farci parteggiare per nessuno dei personaggi, qui divisi puntualmente fra furba criminalità e completa idiozia. Certo però è che in una trama calcolata al millimetro è brutto constatare una serie di incoerenze narrative che a volte non sarebbe stato neanche così difficile risolvere con qualche pretesto - nel film assente. 

Una cosa che solleva Parasite dal dimenticatoio è la gestione degli spazi: l'abitazione protagonista, casa elegantissima, è esplorata in lungo e in largo tanto che ne arriviamo a conoscere ogni interstizio. Solo questo varrebbe comunque una nota di merito per il buon Bong.

Per finire, viva i divertissement chiaramente, e viva un cinema - come quello di Bong - che anche nel caso meno coerente e meno onesto riesca a farci ridere di gusto. Ma se si sentisse meno il marchio di fabbrica industriale di un Cinema locale, quello sudcoreano, che si adagia sugli stessi stereotipi da almeno 20 anni, forse potremmo anche sconvolgerci di più.

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