Regia di Roberto Benigni vedi scheda film
Con semplicità e goliardìa Benigni, nelle vesti di un ebreo deportato dai nazisti insieme a suo figlio, trasforma in una situazione ludica agli occhi innocenti di un bimbo quello che fu uno degli eventi più orribili della storia dell' umanità, intuendo ogni risvolto degli eventi, dalla sua deportazione, alla sua uccisione, fino all' arrivo degli alleati, "correggendo" istantaneamente tutto al fine di ingannare a fin di bene suo figlio, per salvarlo e ridurgli il più possibile il trauma...
Forse suo figlio è quella parte di ognuno di noi che rifiuta il male... quella parte ingenua che crolla difronte ad un male troppo più grande di noi, preferendo illudersi che non sia accaduto !
Il sapiente accostamento di allegria spensierata e dramma fa trasparire l'olocausto come sopìto dalle cose semplici e belle della vita, fino a divenire assidua negazione dell' orrore... gli orrori dell' olocausto, che ben sappiamo quali sono stati, ma la gioia di vivere, che è più forte, guarda oltre, e cerca di aggrapparsi a qualsiasi cosa che richiami ai momenti belli e spensierati, mascherando un orrore troppo grande da metabolizzare... (non a caso i riferimenti a Schopenhauer, nello specifico: all' immedesimarsi in ciò che è bello, rifiutando la realtà)
scade troppo nel sentimentalismo inutile e smielato ? Forse, ma questo è un aspetto umano, che Benigni per conto mio espone egregiamente !
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