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La seconda guerra civile americana

Regia di Joe Dante vedi scheda film

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La recensione su La seconda guerra civile americana

di munnyedwards
8 stelle

 

Mentre scorrono i titoli di coda la riflessione nasce spontanea, a più di vent’anni dalla sua uscita il film tv di Joe Dante non ha perso un grammo della sua carica dissacrante, polemica e rivoluzionaria, il tempo non l’ha scalfito ma bensì gli ha dato nuova lucentezza.

E’ un film che racconta le forti contraddizione della società americana con una verve narrativa sorprendente e una lungimiranza ammirevole, una strabiliante profezia che trasforma le grottesche derive di un plot satirico in uno spaccato di attualità contemporanea.

Joe Dante racconta l’America instabile, confusa e razzista di Trump meglio di qualsiasi resoconto giornalistico, lo fa con anni d’anticipo e con la brillantezza di una commedia corrosiva e divertente ma allo stesso tempo cinica e pessimista (lavoro strepitoso di Martyn Burke), uno sguardo impietoso sull’inadeguatezza di una nazione allo sbando.

 

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In un futuro non precisato gli Stati Uniti sono una società multietnica ma quelle che una volta erano minoranze ora sono pilastri del sistema politico e sociale, tuttavia il paese continua ad essere meta di profughi e immigrati clandestini, la situazione peggiora quando l’India sgancia un’atomica sul Pakistan e un’organizzazione umanitaria si impegna a trasferire dei bambini superstiti sul suolo Americano.

Ma il governatore dell’Idaho Jim Farley (Beau Bridges) nega l’accoglienza e schiera militari e guardia nazionale a presidio dei suoi confini, la Casa Bianca entra nel panico e i media in brodo di giuggiole, il conflitto si incendia alimentato da un importante network televisivo e lo scontro fratricida sembra imminente.

Il Presidente degli Stati Uniti lancia un ultimatum al governatore ribelle, 72 ore poi trasformate in 67 e mezzo per non finire in contemporanea con la soap opera Figli e figli miei (seguitissima dalle donne/votanti di tutto il paese), intanto schiera l’esercito pronto ad invadere l’Idaho.

 

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The Second Civil War è un’opera corale di rara efficacia, un affresco beffardo dove è impossibile trovare uno spiraglio di luce, il governatore razzista rifiuta i bambini Pakistani ma allo stesso tempo è follemente innamorato di una giornalista messicana (Elizabeth Pena), il Presidente è un perfetto imbecille imbeccato da un lobbista senza scrupoli (James Coburn), il cinico direttore del network televisivo (un grande Dan Hedaya) è come uno squalo che impazzisce all’odore del sangue, la stessa esponente dell’organizzazione umanitaria non sembra insensibile al fascino dei dollari.

E’ un’umanità gretta e allo sbando quella raccontata da Joe Dante, dominata dall’idiozia, dall’opportunismo e dall’odio, nessuno si salva in uno scenario devastante e devastato che vede la potente macchina dei media, un tempo baluardo di verità e giustizia, trasformarsi in un circo delle oscenità.

Per buona parte del film si ride della grossa, risate amare certo ma la sceneggiatura è talmente ricca di brillanti invenzioni che è impossibile resistere, quella dell'accoppiata Dante/Burke è satira con la S maiuscola, dialoghi spumeggianti, battute al fulmicotone e un ritmo sempre in crescendo.

 

 

 

All’inizio degli anni ‘90 Joe Dante era ormai tagliato fuori dal giro dei grossi studios, i tempi dei successi di Piranha, L’ululato e sopratutto Gremlins erano lontani, dopo il fallimento di Expolers il suo nome non tirava più e il botteghino gli era nemico.

La seconda guerra civile americana esce per la televisione americana nel ‘97 (HBO), ma in alcuni paesi europei finisce anche nelle sale, per il regista è un ritorno alle produzioni minori dei suoi esordi, pochi dollari, molte idee e un nutrito gruppo di attori di primissimo piano: Beau Bridges, James Coburn, Elizabeth Pena, Kevin Dunn, Dan Hedaya, Joanna Cassidy, James Earl Jones, Brian Keith, Jerry Hardin, Ron Perlman, Denis Leary, Dick Miller e ultimo ma non ultimo, il grande Roger Corman.

Il film rimane ancora oggi tra le cose migliori girate da Joe Dante ma stranamente viene poco considerato, forse la sua genesi televisiva lo penalizza agli occhi di certi critici o forse, a pensare male, è proprio la tematica e il modo in cui viene affrontata a creare fastidio, resta il fatto che poche commedie possono vantare un cosi lucido sguardo sulla società americana e sulla nostra attualità.

Da tempo attendo una bella edizione in alta definizione con un bel restauro e tanti contenuti speciali ma naturalmente niente di tutto questo è in programma, credo sia disponibile solo in DVD (ormai fuori catalogo).

Voto: 8

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