Espandi menu
cerca
Murder-Set-Pieces

Regia di Nick Palumbo vedi scheda film

Recensioni

L'autore

undying

undying

Iscritto dal 10 giugno 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 124
  • Post 41
  • Recensioni 2986
  • Playlist 58
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Murder-Set-Pieces

di undying
4 stelle

Sembrerebbe uno scherzo ma purtroppo non lo è. Palumbo si prende tragicamente sul serio e guarda a Frank Zito di Maniac (1980). Ma le facciacce di Sven Garret sono distanti anni luce dagli sguardi sconvolti di Joe Spinell, mentre la regia di Lustig è una chimera per Palumbo. Che chiude qui, non a caso, l'esperienza dietro la macchina da presa.

 

Los Angeles. La parrucchiera Charlotte  (Valerie Baber), è innamorata di un ambiguo fotografo di nudo (ma nudo nudo, all'osso) femminile, un tedesco (Sven Garret) nostalgico del Reich. Mentre la ragazza subisce passivamente il comportamento scostante dell'uomo, la piccola sorella Jade (Jade Risser) nutre parecchie riserve sui suoi atteggiamenti. Un sesto senso sembra avvertirla, e a ragion veduta. Il fotografo, ossessionato dal rapporto materno e convinto nazista (conserva foto del nonno in compagnia di Hitler e di quest'ultimo ascolta le registrazioni video dei comizi popolari) vive una realtà personale che definire paranoica e dissociata è un eufemismo. Misogino e spietato, adesca prostitute e spogliarelliste per poi torturarle e ucciderle in uno squallido sotterraneo pieno di resti in decomposizione, teschi scarnificati e ossa.

 

locandina

Murder-Set-Pieces (2008): locandina

 

"Le donne succhiano il sangue agli uomini ogni giorno, ma alla fine di ogni mese... cola fuori!" (Il fallocratico atteggiamento del fotografo lo porta ad espellere -dalla bocca- questo tipo di considerazioni)

 

"Hitler era un eroe, sai? Ha combattuto i cattivi durante la Seconda guerra mondiale." (Edificanti lezioni di storia che l'omicidia plurimo tiene alla piccola Jade)

 

Nel 2000, con Nutbag, Nick Palumbo getta le basi o meglio fa prove generali per quello che sarà, quattro anni più tardi, Murder-set-pieces. Ispirato da William Lustig  (nei titoli di coda porge ringraziamenti a lui e a Tobe Hooper) e dal seminale Maniac, tenta di mettere in scena un personaggio altrettanto disturbante di Frank Zito. E il fatto è che ci crede, ne è convinto, che il suo Sven Garret possa essere adatto al ruolo. Ci crede, tanto seriamente e a tal punto che non lesina a mettere in bocca al demenziale neo Boia scarlatto dialoghi brutali non meno della violenza esibita a piene mani, con compiaciuto accanimento. Anzi, peggio: per cercare di superare i limiti del buongusto (e del buonsenso) non esita -nella parte conclusiva, di una tristezza infinita- a mettere in scena le azioni dello psicopatico su bambine innocenti. Basti dire che la final girl -finita nell'antro del(l') (p)orco- è la tredicenne sorella della fidanzata del fotografo. Convinto di essere già entrato nell'Olimpo popolato dai maestri del genere, Palumbo convoca a fare un paio di cammei nientemeno che Gunnar "Leatherface" Hansen (è il meccanico che rifornisce di armi l'assassino) e Tony "Candyman" Todd (come titolare di un porno shop). Ma il film, violenza gratuita e insensibilità artistica (nonché poetica) a parte, è girato male, pieno di inutili eccessi e registrato con scene (e scenografie) a livello di porno. Il protagonista frequenta la Los Angeles dei bassifondi, e si trova sempre tra culi, tette e patacche: notevoli peraltro, cosa che poi infastidisce vedere maltrattate a quella maniera, come fossero barbie da sballottare o giocattoli da demolire. Indispone di questo (film-cafone) Murder-set-pieces, la faciloneria del regista di fronte a temi delicati, volutamente stravolti per cercare di raggiungere il più banale effetto disgusto. Palumbo è talmente negato dietro la macchina da presa, così barbaro in sceneggiatura, che -cosa unica più che rara- in 105 minuti di interminabili violenze, non riesce a creare un secondo che uno di tensione, thriller o paura. Persino la truculenza, esibita con spargimento di sangue senza precedenti in altri splatter, non riesce affatto a colpire basso (allo stomaco) lo spettatore. Tutto sa di fasullo, di volutamente retorico e di incompiuto. L'accostamento al porno non è improprio: il tenore -con sostituzione di sventramenti, coltellate e torture varie all'atto sessuale- è e rimane quello. Il tenore cioè di una squallida, povera e mediocre messa in scena con obiettivo il corpo femminile, purtroppo tristemente visto spesso come oggetto da godere... o da distruggere.

 

Lo psicopatico spiega come raggiungere casa sua

"La vedi la lama di questo cortello? Ti porterà dritto all'inferno."

"Andare all'inferno è facile. Il difficile è uscirne."

 

Top trash

- L'assassino, da bravo filonazista, è un cultore del corpo. Pratica spesso ginnastica nella sua personale palestra, dove al fianco di strumenti ginnici fanno bella mostra di sé resti sparsi di corpi femminili, ossa e file di teschi.

- Il maniaco entra in un pornoshop e, beatamente, chiede al commesso (uno stralunato Tony Todd) di poter noleggiare un film snuff, ottenendo per tutta risposta: "Che cosa vuole? Io conosco Sniffalo, Bevilo, Fattelo...  sono alcuni nomi dei sette nani!"

- Dopo la visione apocalittica del crollo delle Twin Towers (reale filmato buttato là, senza senso alcuno) il maniaco sente la necessità di farsi leggere il futuro e si presenta da una cartomante. Questa chiaramente sentenzia: "Tu hai difficoltà ad avere rapporti con le persone". Caso di diagnosi esemplare, perché dopo nemmeno trenta secondi la veggente sperimenta sulla pelle il caratteraccio del consultante.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati