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La donna alla finestra

Regia di Joe Wright vedi scheda film

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La recensione su La donna alla finestra

di Furetto60
7 stelle

Thriller psicologico, che guarda molto all'opera di Alfred Hitchcock. Non originale, ma ben costruito e con un bel carico di suspense.

Anna Fox è una psicologa infantile, segnata nel profondo, dopo aver vissuto un gravissimo trauma, un incidente d’auto, che le ha portato via il figlio e il marito, di cui in qualche modo si sente responsabile, ma questo lo scopriremo poi. Vive volontariamente reclusa nella sua casa di New York, in quanto affetta da una forma invalidante di agorafobia, insorta dopo la sua personale tragedia: tutte le volte che prova a mettere piede fuori dalla porta, viene assalita dal panico. Cosi passa il tempo rivedendo vecchi classici noir in bianco e nero, annegando il dolore nell’alcool e nello stordimento dei psicofarmaci, che assume in quantità industriale, trova conforto in un sito, dove incontra persone che soffrono del suo stesso disturbo. E’ in terapia da un analista che tutte le settimane, le fa visita e prova a convincerla inutilmente, a uscire di casa. Ogni tanto parla col suo affittuario, che vive nel seminterrato; tutto ciò che le serve, se lo fa consegnare a domicilio. Questa condizione “anomala” la obbliga a trascorrere tutto il suo tempo in casa, per svagarsi, si ritrova a sbirciare, nelle dimore altrui. Le sue giornate sono tutte uguali, vaga da una stanza all’altra con un bicchiere di vino in mano, e soprattutto, spiando, con la sua macchina fotografica i vicini, i  Russell, da poco trasferiti nella casa di fronte alla sua. Sono Alistair Russell , un pezzo grosso del Foro di Boston, suo figlio Ethan un ragazzo molto strano, che lei conosce quando un giorno si reca in casa sua per consegnarle un regalo da parte di sua madre, la signora Jane Russell che vediamo per la prima volta, quando si presenta una sera a casa di Anna. È cordiale, invadente, bonacciona, sfacciata,: «Odierei dover stare chiusa in una casa così brutta», dice quando viene a sapere che Anna è agorafobica. Quando Anna qualche tempo dopo, sente il grido di una donna, si allarma, potrebbe essere la sua nuova amica e arrivare proprio dalla casa dei Russell. Un giorno più tardi, Anna vede dalla sua finestra Jane litigare violentemente con qualcuno e venire poi pugnalata a morte, non vede però l’assassino, presume sia il marito, Anna chiama la polizia, e quando si presentano due detective sulla sua porta, Anna accusa il signor Russell di aver ucciso sua moglie; solo che, colpo di scena, la signora Russell fa il suo teatrale ingresso, è viva e vegeta, ma è un’altra persona e non quella che ha visto Anna e che  abbiamo visto anche noi, della quale non c’è più traccia, dunque non sappiamo chi abbia incontrato Anna, quel che ha visto o non ha visto, cosa è reale e cosa invece, è solo il prodotto di un’immaginazione profondamente turbata, è difficile crederle, visto che la realtà la sconfessa e inoltre lei è apertamente confusa e preda di allucinazioni, ciò a cui ha assistito è accaduto davvero, oppure è un delirio, scatenato dalle misture di farmaci e alcol ? Peraltro è talmente in stato confusionale che a tratti sembra perfino non ricordare di non avere più né marito, né figlio. La polizia la prende per una povera visionaria, alla mercè dei suoi incubi. Ma allora come stanno le cose? Sono come le ha viste Anna o tutto è un inganno indotto dalla sua mente malata? Noi spettatori ci troviamo di continuo a elaborare teorie e a smontarle, alla ricerca di una verità che arriva soltanto nel finale. Thriller psicologico, ricco di suspense, dove niente e nessuno è come sembra. Film dai tratti hitchcockiani, richiama tutto un filone di drammaturgia cinematografica, con protagonista qualcuno che, immobilizzato in un luogo, vede accadere eventi da un punto di vista obbligato, ma anche privilegiato, vedi “La finestra sul cortile”,  oppure si pensi alle vertigini de “La donna che visse due volte”. Il film diretto da Joe Wright, e liberamente tratto dall’omonimo bestseller internazionale di A. J. Finn, sceneggiato da Tracy Letts. rimanda spesso all’opera di Alfred Hitchcock. Tra omaggi e  citazioni, su cui pendono e pesano, accuse di scopiazzatura, che pur avendo un fondo di verità, a parere mio, non inficiano la qualità del prodotto, non originale, ma comunque ben fatto. A ben vedere sono molti i cineasti, che hanno seguito le orme  del mitico regista britannico, si pensi a Brian De Palma o a Dario Argento, tanto per fare degli esempi ,grandi ammiratori prima e poi epigoni, del geniale Maestro del brivido.

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