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The Quake: Il terremoto del secolo

Regia di John Andreas Andersen vedi scheda film

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La recensione su The Quake: Il terremoto del secolo

di alan smithee
4 stelle

Celebrato come un eroe per aver saputo mettere in salvo la propria famiglia da un devastante terremoto avvenuto tre anni prima, Kristian in realtà si è isolato dai suoi stessi cari, andando a vivere da solo in un luogo isolato, per curare una forte depressione maturata a seguito del rimorso per non essere riuscito a salvare molte altre persone, come lui e la sua famiglia coinvolte nel disastroso sisma.    

Quando i segnali di un nuovo devastante sisma iniziano ad avvertirsi, per l'uomo significa rimettersi in gioco per dimostrare di riuscire a far fronte ad una azione di salvataggio che non lo faccia considerare nuovamente un fallito ed un perdente pieno di rimorsi.

The Quake, Blockbuster norvegese diretto da un ex direttore della fotografia conosciuto come John Andreas Andersen, impiega sin troppe manfrine sentimentali e caratteriali prima di arrivare al dunque con la portata della nuova devastante minaccia sismica: che viene sin troppo circoscritta la caso in questione, isolando e sminuendo la portata della vicenda attorno ad un grattacielo in bilico come un birillo gigantesco tra altri suoi simili ugualmente pericolanti ed in grado di compromettere il già labile equilibrio precario che vede  il palazzo disintegrarsi verso terra poco per volta, inesorabilmente indifferente alla sorte delle povere vite intrappolate in quella gran massa di cemento e vetro pericolanti.

Sull'onda del successo del mediocre ed assai inverosimile The Wave del 2015 visto al TFF 33 nella sezione After Hours, di cui questo film pare intenderne ripercorrere i tratti salienti a partire dai due affascinanti ma un po' inermi protagonisti (Kristoffer Joner e Ane Dahl Torp), The Quake finisce per tergiversare sin troppo su sipari intimi e personali, gettandosi poi nel vivo del singolo problema, trascurando ogni altro contesto generalizzato che probabilmente avrebbe, invece, dato più respiro alla vicenda, contestualizzandola con maggiore incisività.

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