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Hellboy

Regia di Neil Marshall vedi scheda film

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La recensione su Hellboy

di alan smithee
5 stelle

Dopo la duplice ed abbastanza soddisfacente esperienza messaci a disposizione dal regista premiato messicano Guillermo Del Toro - Hellboy (2004) e Hellboy: The Golden Army (2008), sin migliore del primo episodio - un reboot inerente il mastodontico e molto sbruffone eroe mezzo uomo mezzo demone creato dalla fantasia del fumettista Mike Mignola, non risultava già dai lanci pubblicitari come una operazione indispensabile e doverosa e rivitalizzare i fasti cinematografici a proposito di un eroe controvoglia, maldestro, un po' superficiale e certo completamente sui-generis come Hellboy.

La vicenda stavolta riporta indietro l'eroe protettore del pianeta dalla minaccia dei demoni, dai giorni della Seconda Guerra Mondiale, fino alla notte dei tempi, quando una pericolosa e micidiale strega di nome Nimue - dalle fattezze sinuose e statuarie di Milla Jovovich, venne ingannata, fatta a pezzi ed imprigionata ad opera di Re Artù, a salvaguardia delle sorti del genere umano. 

E tra giganti fuori controllo, un'altra stregaccia, ma dall'aspetto orrendo di nome Baba Yaga che sfida e quasi violenta il nostro corpulento eroe, apprezzandone in particolare "gli occhi gialli color piscio", questa nuova, rutilante ed ironica avventura dell'eroe più svogliato e sfrontato che si conosca, risulta accettabile almeno visivamente, grazie alla regia di polso del bravo Neil Marshall (molto buoni i suoi precedenti The descent, Dog Soldiers, Doomsday), che ne esalta le situazioni horror senza tuttavia dimenticarsi di dare spazio ai momenti scanzonati ed ironici.

Il risultato è una baracconata fragorosa che non si rinnega mai e non tende mai a mostrarsi in altro modo se non per quello che è: un adattamento dal ritmo serrato, qualche efficace spavento da soprassalto, alternato a momenti di umorismo fragoroso e scurrile che aiutano ad accompagnare una storia sin troppo lunga e sviscerata, verso il suo finale che si prolunga all'infinito, oltre ogni tempo massimo, al termine di una sfilza infinita di titoli di coda che la maggior parte del pubblico finisce per ignorare, abbandonando la sala anzitempo.

Nel ruolo del nuovo Hellboy, l'ormai mitico Ron Perlman lascia la staffetta ad un motivato David Harbour, che tuttavia, così stravolto dalle singolarissime fattezze del diavolo rubizzo dalle corna mozzate, non riesce più di tanto a fornirci una versione inedita o personalizzata del suo ironico, scanzonato eroe controvoglia e mostro con un cuore tutt'altro che indemoniato.

 

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