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Bangla

Regia di Phaim Bhuiyan vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Bangla

di alan smithee
4 stelle

Phaim ha in sé i tratti somatici della propria radice bengalese di origine, ma è nato in Italia e parla con un perfetto idioma da nativo romano, oltre ad assumere i tratti somatici del classico nerd tendenzialmente un pò sfigato quando a conquiste amorose.

Figlio di un ambulante e di una casalinga entrambi estremamente legati alle usanze locali della propria reigione ed etica di vita natia, il ragazzo è destinato ad accettare suo malgrado le imposizioni che lo vogliono arrivare vergine ad un matrimonio previsto solo dopo che avrà finito di studiare, si sarà trovato un lavoro degno degli sforzi attuati dai genitori per finanziare il suo studio, e soprattutto avrà trovato la giusta donna di origine bengalese, scelta dalla sua famiglia, e non da lui.

La rassegnazione a questo suo destino programmato, viene meno a forza quando Phaim incontra la coetanea e ribelle, determinata Asia, ragazza moderna e matura, forte di molte esperienze di vita e sessuali che per il ragazzo costituiscono un tabù invalicabile. 

 

 

Diventati amici, poi affini, poi quasi una coppia piena di segreti e reticenze, i due impareranno dal confronto con le proprie differenti condizioni di vita imposte dalle rispettive circostanze, a maturare una consapevolezza più completa di se stesso, posto che ora per il ragazzo la decisione se rimanere legato ai vincoli familiari o seguire i propri istinti, diverrà un enigma dalla soluzione che il programmato trasferimento dei genitori bengalesi a Londra, renderà impellente.

Da una storia di vita che potrebbe, ed ha sicuramente, elementi di natura autobiografica, il giovane Phaim Bhuiyan, italiano di origine bengalese al pari del suo protagonista, è regista esordiente, nonché sceneggiatore (assieme a Vanessa Picciarelli) e protagonista di un piccolo film recentemente riscoperto grazie al premio come Miglior film esordiente ai David di Donatello, edizione 2020.

Il film, simpatico e forte di un gradevole protagonista, ma consueto e schiavo di una storiella già vista in svariate occasioni, possiede una leggerezza che rasenta l'inconsistenza, piuttosto che la vitalità e la brillantezza che le premesse parevano portarsi innanzi.

 

 

Prodotto da TimVision, con Tim sponsor ufficiale della serata dei David, appare inevitabile il sospetto che, anche senza ricorrere eccessiva malizia, il film possa essersi aggiudicato a sorpresa un premio di un certo spessore, oltre che di grande incoraggiamento, superando titoli come Sole di Carlo Sironi, o pure anche Il campione, di Leonardo D'Agostini (gli altri erano l'insolito ma troppo macchinoso 5 è il numero perfetto di Igort, e il campione d'incassi L'immortale di Marco D'amore), che senza essere capolavori, meritavano a mio avviso decisamente più di questo il premio in questione. 

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