La recensione su Domani è un altro giorno

di gerkota

6 stelle

USCITO AL CINEMA NEL FEBBRAIO 2019

VISTO IN STREAMING SU NETFLIX

Come un condannato a morte in libertà, trascorrere alcuni giorni nel tentativo di dare un senso a un’intera vita. Scoprire che un tumore ai polmoni ti porterà via in pochi mesi e decidere di rinunciare alle cure che non condurrebbero alla guarigione ma anzi, più che altro, servirebbero solo a prolungare l’angoscia per l’ineluttabile.

L’ultimo film di Simone Spada (non a caso regista di ben sei episodi dell’ottima serie giallo-poliziesca, Rocco Schiavone) è la storia di un brillante attore romano di circa cinquant’anni la cui esistenza è sconvolta all’improvviso quando scopre di essere colpito da un male incurabile. La notizia giunge a parenti, amici e colleghi, tra cui un vecchio e amato compagno di scuola che, pur odiando volare, parte dal Canada dove vive con moglie e figli, per trascorrere a Roma quattro giorni con l’amico colpito dal tumore.

Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Simone Spada

Tornano in coppia sul grande schermo due interpreti romani tra i più apprezzati degli ultimi anni. Valerio Mastandrea (uno dei mattatori nel riuscitissimo Perfetti sconosciuti del 2016) è il compagno di sempre che sorvola l’oceano per stare vicino all’amico che ha deciso di arrendersi al male e per tentare di farlo ravvedere. Marco Giallini (che mette al servizio di Spada la propria bravura proprio nel periodo in cui si girava la prima stagione della serie Tv dedicata al vicequestore creato dalla penna di Antonio Manzini e Ciak d'oro nel 2016 proprio per Perfetti sconosciuti al fianco di Mastandrea) è l’istrionico uomo di mezza età, stropicciato dalla marijuana, dalle donne e dalla vita di palcoscenico, che cerca di mascherare la propria paura della fine attraverso l’abitudine a recitare una parte.

Domani è un altro giorno è un film che poggia quasi esclusivamente sulle prove dei due attori protagonisti, che riescono a tirare fuori il meglio – Giallini in particolare – da uno script (Ciarrapico-Vendruscolo) un tantino scarno, a tratti banale e, in sostanza, senza un finale degno di questo nome. Interessante è il modo in cui emerge l’imbarazzo che a volte colpisce i personaggi principali di fronte all’assenza di una soluzione positiva e il modo in cui l’ammalato patisce la paura innescata nel prossimo (i colleghi che entrano nello stesso locale ma fingono di non vederlo) dal suo essere condannato a morire.

La fotografia (Calvesi) di una Roma luminosa, soprattutto rispetto agli innevati e bianconeri paesaggi canadesi di inizio pellicola, è un’altra nota positiva dell’opera di Spada. Accanto alla coppia Mastandrea-Giallini, riesce a non sfigurare Anna Ferzetti (pure lei in alcune puntate di Rocco Schiavone).

Sapere di essere condannati a morire può farti svegliare in piena notte come se ti trovassi a girare a velocità vorticosa su una giostra impazzita, toglierti del tutto il sonno e farti progettare il suicidio. Ma ci sono alcune persone e alcuni momenti della vita che hanno il potere di farti stare meglio, anche se solo per un po’. Al contrario della chemioterapia. Film guardabile. Voto 6,7.

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