Regia di Dexter Fletcher vedi scheda film
La riabilitazione dell'alcolizzato, cocainomane, sessuomane Elton John è l'occasione per rievocare ascesa e declino di un artista geniale, amato da critica e pubblico al punto da diventare ad un certo punto della sua carriera responsabile del 5% dell'intero mercato discografico mondiale.
La scelta registica e autoriale di non presentare un classico biopic si manifesta sin dalle prime scene: l'ingresso dell'artista nella sala di riabilitazione vestito con abiti di scena e la successiva prima canzone con il Reggie Dwight bambino ci proiettano nella tipica atmosfera sognante del musical, tanto a definire che il punto di vista preso in considerazione non è assolutamente quello oggettivo, bensì quello soggettivo e personale del protagonista.
Ecco che quindi nasce un racconto a metà fra storia e fantasia, pienamente rappresentato dalla scena in cui Elton John durante un concerto si eleva, volando sul piano (come visibile in un frammento fotografico impresso sulla copertina di un suo album), e fa però contemporaneamente levitare anche tutto il pubblico in un mix di metafora e verità.
Decisamente più interessante di Bohemian Rapsody, più caldo e sincero, senza tentare di nascondere gli aspetti più contorti, tra cui anche la sessualità homo, il film ha il merito di rivelare anche il talento canterino di Taron Egerton, insospettabile e bravo interprete pop, oltre che un numero di bravi comprimari, a partire da Jamie Bell (il felicissimo Billy Elliot dell'anno 2000) che impersona Bernie Taupin, l'amico e coautore dei più famosi brani di Elton.
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