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Il traditore

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Il traditore

di diomede917
9 stelle

Guardando attentamente la sua filmografia possiamo tranquillamente notare che gli elementi che caratterizzano il cinema di Marco Bellocchio sono il raccontare un certo sguardo dell'Italia tramite i tormenti interiori dell'individuo che spesso e volentieri si celano all'interno del proprio nucleo familiare.

Non si esime da questo percorso neanche Il Traditore. Tramite il racconto del primo pentito di mafia Bellocchio non solo racconta più di 20 anni delle trame oscure che hanno caratterizzato il nostro Paese, ma evidenzia la crisi di valori che è avvenuta anche dentro a quel circolo chiuso comunemente chiamato "Cosa Nostra".

Il quesito che ci pone il regista è "Chi è il vero traditore che da il titolo al film", l'uomo che ha rivelato come era organizzato in maniera capillare un sistema o coloro che per bramosia  di potere non hanno guardato in faccia a nessuno che siano bambini, donne o innocenti estranei alle faide familiari.

Per poter ottenere l'effetto desiderato, Marco Bellocchio ha avuto la fortuna di avere dalla sua parte un attore come Pierfrancesco Favino.

Imponente, maestoso che ci ha regalato una  prova superlativa. Lui non interpreta Tommaso Buscetta, lui è Tommaso Buscetta. Con un metodo che ci ricorda il miglior De Niro o il Miglior Pacino.

I 20 anni di Storia Italiana sono raccontati dal suo fisico che si trasfmorma, si dilata e invecchia....in ogni sua espressione del viso si denota il dolore, l'onore, il coraggio e la vigliaccheria di una realtà stritolata da se stessa.

E in questo contesto che emerge la bravura di Marco Bellocchio regista che batte i tempi narrando situazioni in stile impeccabile come mai gli era capitato di recente.

Dalla scena iniziale della festa di Santa Rosalia che ricorda moltissimo il cinema di Coppola dove il sacro e il profano, la Religione e La mafia si fondono in un tutt'uno come se i Boss avessero il benestare dall'Altissimo ai confronti del maxiprocesso dove in un certo modo quasi ridicolizza gli stessi mafiosi a macchiette quasi di avanspettacolo. Dove Totò Riina appare più un topo che squittisce che un leone che ruggisce fino al capitolo finale che sintetizza il vero pensiero mafioso: "Cosa Nostra sa aspettare".

Un discorso a parte merita il rapporto di rispetto e di stima che ha legato Tommaso Buscetta e Giovanni Falcone. Due Uomini, soli contro tutto e tutti che si parlavano in maniera schietta guardandosi dritto negli occhi.

Nonostante le quasi 2 ore e mezza di film Marco Bellocchio è bravissimo a dosare i tempi e gli spazi del racconto avendo a disposizione una sceneggiatura compatta e diretta, un cast di comprimari di lusso come Luigi Lo Cascio che ci regala un Totuccio Contorno simpatico ma ignorante; un'ignoranza e cafonaggine presente in tutta la cupola. Una cosa che ci fa chiedere come hanno fatto questi "Viddani" a fare il bello e il cattivo tempo in Italia e non solo in Sicilia (bellissima la scena negli Stati Uniti in veste di venditore d'auto usate) ma sopratutto Fabrizio Ferracane che interpeta un Pippo Calò metà machiavellico e metà mefistofelico. Il Male fatto persona, che ci fa apparire Totò Riina come un rozzo contadino arrivista.

Il traditore va visto non solo perchè è un grande film di impegno civile, Il traditore va visto perchè è grande cinema all'ennesima potenza che omaggia tanto Elio Petri che Martin Scorsese e che ci fa immergere dentro le immagini facendoci capire perchè siamo innamorati della settimana arte.

Voto 8,5

 

 

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