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Un'avventura

Regia di Marco Danieli vedi scheda film

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La recensione su Un'avventura

di Furetto60
5 stelle

Tentativo non del tutto riuscito di rivitalizzare il genere "musical" all'italiana. Buona la fotografia e volenterosa l'interpretazione dei protagonisti. Sceneggiatura evanescente

I due personaggi principali, Matteo alias Michele Riondino e Francesca alias Laura Chiatti, sono due ragazzini, vicini di casa in un paesello della Puglia, durante gli anni '70, Matteo è innamorato della sua amica, che ricambia, ma alla ragazza la vita di provincia va stretta, ha uno spirito libero e avventuroso e vuole inseguire il suo sogno in giro per il mondo. Dopo quattro anni di lontananza Francesca torna a casa, ma è cambiata, non è più la ragazzina sognatrice che Matteo ricordava ormai è una donna indipendente e affascinante, e il ragazzo, che non ha mai smesso di amarla, prova a riconquistarla, ma Francesca è sfuggente ed irrequieta, la storia sarà travagliata e tormentata. I protagonisti sono due classici modelli del periodo sessantottino, lei è una tipica figlia dei fiori, lui un timido borghese. Dopo l’iniziale periodo di confusione, finalmente convolano a giuste nozze, si spostano a Roma, iniziano a lavorare, vanno incontro a compromessi, si tradiscono, lui con Valeria Bilello, lei con Thomas Trabacchi, litigano, si separano, fanno bilanci di vita. La storia è un piccolo classico sempreverde: una coppia che si forma, poi il matrimonio, la società che cambia, la passione giovanile che si spegne nella routine e nei tradimenti, con tanto di nostalgia dell’amor perduto, tutto sulle note delle più famose canzoni di Lucio Battisti e Mogol. Il film è il tentativo in parte velleitario, di Marco Danieli di rivitalizzare il musical italiano. È un bel azzardo, quello del regista, il musical dalle nostre parti non ha trovato molto fortuna eccezion fatta per dei casi sporadici come in tempi passati “Carosello napoletano”, “La Tosca”, “"Tano da morire", "Riccardo va all'inferno", o i recenti "Song'e Napule" e "Ammore e malavita”, la nostra autentica “specialità” è stata invece il musicarello, un genere molto in voga negli anni sessanta, dove si accettava l’elemento musicale in quanto veicolato dal cantante-protagonista, concepito in Italia come risposta nostrana ai musical classici di Hollywood e all’ondata pop-rock anglosassone. Filmetti, con trame esilissime, qualche siparietto comico e tanto amore da baci perugina, pensati e girati in dimensione industriale, dominati dai volti più noti della musica leggera dell’epoca :Caterina Caselli, Celentano, Mina Little Tony, senza dimenticare Albano e Gianni Morandi, tuttavia anche questa stagione terminò presto, cedendo il passo ai cantautori impegnati, si era alla soglia del fatidico 68, ancora lungo da venire e troppo breve da dimenticare” come cantava Venditti.L'idea alla base di questo lungometraggio ambiziosa ed interessante è stata di confezionare un lavoro a cavallo di questi due generi, dieci canzoni ricantate e coreografate, sette appartengono all’album d’esordio del 1969 “Io vivrò”, “Uno in più”, “Un’avventura”, “Nel sole, nel vento, nel sorriso e nel pianto”, “Non è Francesca”, “Il vento”, “Bella Linda”, due sono del secondo volume “Acqua azzurra, acqua chiara”, “Dieci ragazze” e una, “Ladro”, fu scritta nel ’67 per i Dik Dik. In questo film, i testi di Mogol avrebbero dovuto essere parte integrante della narrativa, come quelli dei Beatles in "Across the Universe”, modello dichiarato dal regista o quelle degli Abba in "Mamma mia" o per analogia il film“Questo piccolo grande amore”. Tuttavia la storia d’amore tra Matteo e Francesca riesce ad essere, solo un pretesto per proporre le canzoni di Battisti, in un catalogo variopinto e folcloristico degli anni Settanta, che raccoglie tantissimi cliché: gli hippy, l’emancipazione femminile, il divorzio, nella cornice di una Puglia molto oleografica e di una plumbea Roma vista dall’alto. I due protagonisti, esprimono il meglio quando riescono a dare alchimia ai due personaggi. Solo che il copione è banale e scontato, così come lo sono i dialoghi e quindi anche se Michele Riondino è volenteroso e fa ciò che può come del resto la Chiatti, la sceneggiatura non li aiuta, e non riescono a dare spessore ad un ménage sentimentale, dalle tappe incomprensibili negli sviluppi, se non nella prospettiva di creare improbabili triangoli nello schema sentimentale: è il caso della Linda a cui la versatile e bella, Valeria Bilello consegna una straordinario ventaglio di espressioni, con il mesto sguardo nel finale di chi si rende conto che la ragazza della canzone scritta dal compagno non è lei. Se non altro Michele Riondino e Laura Chiatti sono ottimi cantanti, riescono a interpretare abbastanza bene le canzoni di Lucio Battisti, sia quando cantano in presa diretta, sia in playback. Anche gli arrangiamenti sono ben fatti e il missaggio generale dell'audio è qualitativamente elevato e avvolgente. La fotografia, effettuata utilizzando lenti anamorfiche d'epoca, è efficace nel riprodurre la luce ed i colori degli anni '70. Insomma concludendo l’operazione anche se non del tutto riuscita, può vantare nel complesso diversi spunti d’interesse.

 

 

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