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Rien ne va plus

Regia di Claude Chabrol vedi scheda film

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La recensione su Rien ne va plus

di hupp2000
8 stelle

Brillante commedia di Claude Chabrol, servita da due vecchie volpi care al Maestro. Isabelle Huppert e Michel Serrault come sempre irresistibili.

Dopo due capolavori autoriali riconosciuti da critica e pubblico quali furono “L’inferno” nel 1993 e “Il buio nella mente” nel 1995, Claude Chabrol si concede una digressione più leggera con questo film, nel quale riunisce due tra i suoi attori preferiti, Isabelle Huppert e Michel Serrault, senza rinunciare al suo peculiare tocco di classe né alla consueta perspicacia con cui descrive personaggi e situazioni. Betty e Victor sono due affiatati truffatori. Percorrono la Francia a bordo di un camper, soffermandosi in lussuosi alberghi dove la donna seduce ricchi clienti che vengono sistematicamente derubati. L’incontro con Maurice (François Cluzet), un uomo d’affari disonesto, li proietta nel rischioso mondo del traffico internazionale di valuta, conducendoli nei paradisi fiscali dei Caraibi. La partita si fa decisamente più dura e mette a repentaglio le loro vite.

Fin dall’inizio, appare evidente che, giunto al suo cinquantesimo film, Claude Chabrol ha l’intenzione di divertirsi, di divertire il suo pubblico e che i due protagonisti si prestano volentieri al gioco. Nel ruolo di amico paterno, complice e confidente di Isabelle Huppert, Michel Serrault funge da alter ego del regista. Assistendo alla perfetta intesa tra i due adorabili lestofanti e ascoltando i loro dialoghi scoppiettanti, è impossibile non scorgere i segni o addirittura la testimonianza della relazione umana e artistica tra il cineasta e l’attrice, un sodalizio da cui sono scaturiti alcuni tra i migliori film diretti dall’uno e interpretati dall’altra. I due mostri sacri sono peraltro affiancati da due vecchie conoscenze dello stesso Claude Chabrol. In primo luogo, ritroviamo François Cluzet nella parte dell’ingenuo e malcapitato Maurice, irretito dalla conturbante Betty e destinato ad una bruttissima fine. L’attore incarna con efficacia la figura dell’uomo d’affari malintenzionato, convinto di aver ideato un colpo perfetto per impadronirsi di una somma di denaro da capogiro. Per sua disgrazia, ha fatto il classico passo più lungo della gamba e si ritrova abbindolato sia dalla coppia Huppert/Serrault che dai finanzieri che credeva di aver gabbato. François Cluzet aveva già recitato in tre pellicole di Claude Chabrol: un piccolo ma significativo ruolo in “I fantasmi del cappellaio” (1982), coprotagonista di Isabelle Huppert in “Un affare di donne” (1988) e marito ossessivo di Emmanuelle Béart nel succitato “L’inferno”. Rientra evidentemente nel novero degli attori collaudati dai quali il regista sa ogni volta trarre il meglio. La stessa cosa può dirsi di Jean-François Balmer che nel 1991 ebbe l’onore e il non indifferente onere di recitare al fianco di Isabelle Huppert in “Madame Bovary” nella scomoda parte del marito inadeguato e tradito. Qui lo ritroviamo nei panni di un finanziere cinico e crudele, un personaggio talmente sopra le righe da strappare più di una risata, persino quando malmena brutalmente l’anziano Michel Serrault e maltratta l’impassibile Isabelle Huppert.

Uomo di spirito come pochi, Claude Chabrol era solito dire che ad un capolavoro faceva seguire “une couillonnerie”, riferendosi in questo caso al precedente “Il buio nella mente”. Certo, questo film non rientra nei vertici della produzione del Maestro, ma avercene di “coglionate” di questo livello!

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