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Festa per il compleanno del caro amico Harold

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su Festa per il compleanno del caro amico Harold

di cazzeggiatore del millennio
8 stelle

L’insofferenza verso la società attraverso un gruppo di amici(?)

Una festa di compleanno trasformata in crudele analisi collettiva all’arrivo di Alan, l’unico a non essere omosessuale.

Commediola dal ritmo leggero, fin da subito il dialogo tra i due protagonisti mette in luce il carattere della compagnia su cui si andrà a trattare nel corso della vicenda, una compagnia di gay, espliciti gay, liberi di offendersi al ritmo di parole tipo “Checca, frocio, puttanella, eccetera”.

I dialoghi sono quelli delle soap opera, più brillanti naturalmente, si resta attaccati malgrado tutto si svolga tra le quattro mura dello stretto appartamento del protagonista, piccolo ed accogliente monolocale per il single col quale lui stesso tenta tanto spasmodicamente di identificarsi.

Alan però rovina tutto, entrato nel bel mezzo della festa, pone Michael (il padrone di casa) nella condizione di opprimere gli altri componenti della compagnia finché non se ne sia andato, non perché se ne vergogni ma più che altro per non creare imbarazzo nell’ospite, suo vecchio e caro amico.

Tutto va a rotoli, Michael, promesso di aver smesso di bere e fumare, allenta la tensione del proprio imbarazzo proprio in quei vizi con conseguenze disastrose, scontrandosi con tutti, spingendo tutti a prendersela coi propri demoni e coi demoni degli altri. L’immensa pesantezza di essere gay negli anni ’70 come pretesto per mettere in luce la falsità delle persone, un’intera generazione alla berlina dello spietato Friedkin, rapporti capovolti nel giro di poco per motivi meschini, forse banali, poi comunque risultanti conseguenze devastanti.

Personaggi esagerati, offese, situazioni ridicole, tutto viaggia sul tono del grottesco dal simpatico inizio allo spiazzante epilogo dove le mura casalinghe, così strette, opprimono sotto la tempesta che costringe tutti in casa, alla berlina dello spietato Michael e dell’ancor più tremendo Harold. Tutti contro tutti, una società sparpagliata tra divano, tappeto e cucina, tutto filtrato bugiardamente attraverso un dramma ancor più tremendo: la menzogna del dover non essere sé stessi per farsi accettare.

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