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Festa per il compleanno del caro amico Harold

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su Festa per il compleanno del caro amico Harold

di kubritch
8 stelle

Friedkin è il regista che più di tutti ha esplorato il lato oscuro dell'uomo nei suoi vari aspetti e lo ha fatto adoperando una formula tecnica efficace che è rimasta negli anni come un suo marchio di fabbrica, più volte ansiosamente imitata ma con scarsi risultati. Un'invenzione alchemica. Le sue immagini sono volutamente terrose, arrugginite, livide e sanguigne, iperealistiche e mai esteticamente autocompiacenti, autoreferenziali, furbe o consolatorie, come siamo abituati a vedere nei commercials la cui missione è di rendere bello come una Venere sempre disponibile, gradevole, ottimistico e innocente come il sorriso di un bambino ciò che è brutto, sgradevole, falso, nocivo. Il cinema di Mr. Esorcista è sgradevolmente antipubblicitario, volendogli proprio affibbiare un'etichetta sintetica. Inquieta, sconcerta per quella sensazione mimetica di realtà che, in quanto tale, si discosta dal criterio del realismo cinematografico. Le sue immagini non fanno sconti a nessuno; ci appaiono vivide, live, spregiudicate anche quando mettono in scena i giochi della coscienza. Questo spiazza perché ci priva della possibilità di contraddirlo; di imporre un personale e consolatorio modo di voler vedere le cose. Non favorisce il processo di auto-inganno. Il mondo va così ed è bene che si sappia. In 'The boys in the band' si parla di omosessualità, dei suoi riti e dei suoi schemi psicologici, della triste necessità di ghettizzarsi in rapporto ad una società moralmente repressiva dietro la maschera edonistica. In pratica si finge, come al solito, si recita per poter sopravvivere, sociologicamente parlando. Sono rappresentati tutti i tipi omosessuali: l'effeminato, l'escort svampito, l'intellettuale pedante, l'operatore della moda, il marito normale 'che-non-diresti-mai', il guru dandy, punto di riferimento della comitiva, ammirato per la fierezza con cui manifesta e difende la sua diversità - ed è questa, come si può facilmente intuire in una società fortemente omologante, la figura più inquietante di tutte. Il film disturba tutti: sia gli omo che gli etero-convinti. Così mentre gli omo lamentano un'immagine cupa, depressiva, eccessivamente problemtica dell'omosessualità; gli etero  accusano il film di essere troppo indulgente e compassionevole verso una forma alternativa di sessualità che si ostinano ansiosamente a giudicare degenerata, difettata. Banditi i sentimentalismi e le pause umoristiche rassicuranti tipici dell'industria cinematografica statunitense. La macchina da presa vola al ritmo indiavolato di dialoghi serratissimi debitori delle commedie di Howard Hawks. E' un errore pensare che il film riguardi una categoria umana specifica piuttosto che l'uomo in generale. L'altro è un mistero insondabile; chiunque altro. In ciò consiste il messaggio altamente umanitario di questa opera.

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