Regia di Sergej M. Ejzenstejn vedi scheda film
Richiesto dal governo per la celebrazione del decennale della rivoluzione d’ottobre, non poteva che essere celebrativo e propagandistico, anche se non è piaciuto al governo. Fortemente simbolico, talvolta con bella efficacia, come quando alterna immagini di serie di preziosi bicchieri di cristallo a serie di soldati o soldatini schierati o sotto vetro (ma anche queste belle teorie di immagini identiche alla lunga stancano); o il celebre cavallo di una carrozza, colpito e rimasto penzolante dal ponte che viene sollevato. A tratti troppo lento e insistito l’alternarsi di striscioni e manifesti rivoluzionari e di statue del regime, prima zarino poi del governo provvisorio.
Non dovrei avanzare ipotesi (e tanto meno giudizi) su un regista tanto noto e studiato da quasi un secolo, e che io avevo studiato poco a suo tempo e poi lasciato troppo da parte. Tuttavia ho l’impressione e il sospetto che il grande successo internazionale di La corazzata Potemkin abbia dato al regista ancora giovane troppa sicurezza e fiducia nella propria bravura, spingendolo ad imitarsi come un classico, una forma di accademismo di se stesso, qui e nel contemporaneo Il vecchio e il nuovo. Una maggior misura nell’uso, pur sempre audace e rivoluzionario, di molte sperimentazioni visive, di gioco di ombre, di tagli delle immagini, di montaggio, porteranno ai successivi capolavori straordinari, che si vorrebbero rivedere sempre, senza mai stancarsi; questo, pur ammirevole, a tratti stanca.
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