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L'altro inferno

Regia di Bruno Mattei vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'altro inferno

di undying
5 stelle

Dimenticato clone di Suspiria (1977) e Inferno (1980) girato in fretta e furia da Bruno Mattei, quando ancora - nonostante budget risicati - come regista possedeva un suo stile e una tecnica non disprezzabile.

 

 

All'interno di un convento femminile avvengono decessi poco chiari, al punto che padre Valerio (Carlo De Mejo) viene incaricato per far luce sulla morte di suor Assunta (Paola Montenero). Vincenza (Franca Stoppi), madre superiora, manifesta sin da subito un atteggiamento intollerante nei confronti del nuovo ospite e non nasconde il suo comportamento reazionario nei confronti delle suore. Boris (Franco Garofalo), stravagante giardiniere incaricato di accudire anche gli animali che gravitano attorno al monastero, sembra indifferente agli avvenimenti, legati ad un fatto del passato che ha visto coinvolta la stessa suor Vincenza: un parto che ha dato alla luce Elisa, bambina dai poteri telecinetici, sfigurata nell'acqua bollente e tenuta segretamente nascosta nei sotterranei del convento.

 

 

"...lei... lei è la figlia del demonio. Volevo una figlia tutta mia, e allora l'ho evocato: Satana si è presentato a me sottoforma di uomo, una bestia assetata di libidine. Il suo seme mi ha fecondata... Satana è entrato in me, e io ho partorito per lui con dolore." (Suor Vincenza/Franca Stoppi)

 

 

Claudio Fragasso, all'epoca solidale sceneggiatore del regista Bruno Mattei, mette mano ad un soggetto striminzito che - come il titolo e la locandina stessa lasciano intendere - vuole cavalcare il più celebre Inferno di Dario Argento, uscito solo l'anno precendente. Forte di una colonna sonora particolarmente efficace, opera dei Goblin ma riciclata in gran parte da Buio Omega, va in scena un film senza trama, che mette assieme, invece, una serie di suggestioni che pescano a destra e sinistra, estrapolate da Suspiria (Boris sbranato dai cani e l'antro stregonesco con la scritta ex morte vita), Inferno (la logica del contrappasso "ossimorico" con il giardiniere che uccide un gatto e viene dilaniato dai mastini) e Profondo rosso (il disegno infantile, sul quale ruota un segreto). Ma le suggestioni, non arrivano solo dal cinema italiano, come lascia intendere la parte finale, con la ragazza scatenata nei confronti della madre e che è evidentemente debitrice a Carrie di Brian De Palma. Il film è povero, girato in massima economia, con brutto stile di ripresa penalizzato anche da soggettive mosse e abuso di effetto zoom.

 

 

Eppure, con tutti i suoi limiti, riesce a farsi seguire e scorre, nonostante l'assenza di un vero e proprio soggetto. Sta forse qui la capacità del prolifico (a dispetto della qualità) Mattei, cineasta che nei suoi migliori lavori ha saputo valorizzare il nulla, dandogli una confezione accattivante anche grazie allo sfruttamento di un  tema (qui Inferno di Argento, come in Virus era lo Zombi di Romero), di una colonna sonora recuperata (spesso i Goblin) e grazie soprattutto ad una sottile connessione con i modelli liberamente "plagiati": ad esempio, ritroviamo qui Franca Stoppi, attrice che assieme alla colonna sonora dei Goblin, arriva dritta dritta da Buio omega e Carlo De Mejo, figlio di Alida Valli, perversa e malevola protagonista di Inferno.

 

 

Senza tralasciare l'allucinata, interessante, prestazione di Franco Garofalo, sorta di attore simbolo del cinema exploitation italiano (presenza fondamentale in Occhi dalle stelle e in Virus) in grado di rendere quantomeno più scorrevole il film. Per tutti questi motivi, e fatto salvo che si tratta di un titolo riservato ai cultori del bis italiano, L'altro inferno riesce a ritagliarsi un piccolo posto nel catalogo degli horror nostrani a basso budget. Assolutamente da vedere, da parte di coloro i quali siano appassionati del filone.

 

F.P. 10/08/2018 - Recensione pubblicata in precedenza in forma di post, per assenza della scheda su Film TV

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