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Cobra

Regia di George P. Cosmatos vedi scheda film

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La recensione su Cobra

di Mr Rossi
4 stelle

Tipico film d' azione americano degli anni 80 con trama e personaggi da fumetto economico, girato sulla scia del grande successo mondiale di un divo del momento strapagato, in alternativa a due celebri personaggi già rappresentati più volte. Ma dopo questo film girato su misura per lui, l' attore protagonista si fermò per sempre al primo episodio.

Tipico istant action movie americano della meta degli anni ottanta girato su misura per l’ allora ultra quotato divo Sylvester Stallone, allora in ascesa dopo il successo mondiale di “Rambo 2 - La vendetta”. Infatti “Cobra” è una versione poliziesca di Rambo che mostra un detective della moderna polizia di Los Angeles dal nome ambiguo (Marion) eliminare da solo un piccolo esercito di quaranta serial-killers che vagano di notte uccidendo chi capita per puro pervertimento e per ripulire il loro mondo dai deboli. Il capo e portavoce di questa setta assassina che applica una primitiva legge della jungla urbana per ammazzare anche il tempo non è nient' altro che una brutta copia del divo imitatore e rivale Arnold Schwarzenegger (Brian Thompson) un ceffo da forca simile al vecchio attore antagonista tedesco Klaus Kinski, nel film soprannominato dai mass-media "La belva della notte".

 

  Se il tenente Cobra è freddo come il suo meritato soprannome, il suo nemico è un folle criminale senza nome, cognome e passato. Infatti non ci sono dei moventi ideologici, razzisti o religiosi nei suoi massacri di gruppo, con pochi e molto vaghi riferimenti alla cronaca nera americana, senza droghe pesanti di mezzo ma solo la sua follia omicida. Secondo il telegiornale della sera "La belva aggredisce chi capita. Tra le sue vittime c'è di tutto: Bianchi e neri, uomini e donne, giovani e vecchi ma solo una ragazza è stata violentata". Anche nella banda della "belva della notte" c'è dentro di tutto, in essa si notano un ex marinaio, qualche operaio in tuta da lavoro e qualche tipo in giacca e cravatta, molti motociclisti in blue jeans e addirittura una poliziotta del dipartimento di Los Angeles. In una delle poche e brevi scene scartate in fase di montaggio si vede il capo di quella banda di maniaci omicidi tranciare grossi pesci sul nastro trasportatore di una ditta alimentare mentre il suo socio più fidato ripara automobili. Come segno di riconoscimento hanno tutti un brutto tatuaggio a forma di teschio su due scuri incrociate sotto il polso sinistro.

 

   Il film incomincia con un primo piano della pistola del protagonista che, mentre la rivolge allo spettatore, prima di premere il grilletto gli dice: "In America viene commesso un furto ogni dieci secondi, una aggressione ogni trenta secondi, un omicidio ogni ventiquattro minuti e duecentocinquanta violenze carnali al giorno"... In una metropoli americana come Los Angeles, pare abitata da più di dieci milioni di persone, è ovvio che qualcosa succede. Ogni riferimento all’ ispettore Callaghan non è puramente casuale, anche perchè nel cast figurano due attori visti nel primo film della serie diretto da Don Siegel, ma il personaggio di Stallone, ancora più drastico e di poche parole, è più simile a un buttafuori da discoteca che non a un detective di polizia. Il suo sobrio look con occhiali da sole, cappotto scuro, jeans, giubbetto e canotta neri, rivela soltanto che in California fa caldo anche a Natale.

 

   La sua "filosofia operativa" può essere riassunta in queste sue affermazioni: "Noi rispettiamo le nostre regole di merda mentre loro fanno quel cazzo che vogliono tanto per essere chiari!.. Qui la legge si ferma e comincio io... Stronzo!". Di fronte alle insistenti domande provocatorie rivolte da uno sprezzante reporter televisivo sull’ uso esagerato della violenza per fermare i pazzi criminali, lo sbatte davanti al cadavere di una delle vittime di un membro della banda della "Belva della notte" da lui appena ucciso e gli dice: “Vai a raccontarlo ai suoi genitori!”. Sempre a sentire lui e persino il suo avversario nelle scene finali, la colpa di tanta violenza in giro è dei giudici indulgenti che lasciano facilmente liberi i pazzi omicidi con la scusa della loro riconosciuta infermità mentale, un luogo comune che in un paese come gli Stati Uniti è piuttosto campato per aria, dato che vige ancora la pena di morte o gli ergastoli multipli per i colpevoli di crimini particolarmente efferati, come i serial-killers. Essendo girato durante la presidenza repubblicana (conservatrice) dell' ex attore Ronald Reagan, la tesi del film oggi sembra ancora più incredibile ma nella metà degli anni ottanta molti registi e non solo quelli, si erano stancati di informarsi da un pezzo perchè il grosso pubblico non doveva pensare troppo, specialmente se andava a vedere un film d' azione, in questo caso un blockbuster (campione d' incassi) annunciato.

 

   Fin dalle prime sequenze del film si capisce che il protagonista parla poco e agisce subito prevalendo su tutto e tutti, sostituendo tutti gli uomini dei reparti speciali della polizia di Los Angeles. Davanti a un pazzo armato della banda di assassini, che minaccia di farsi saltare per aria insieme a degli ostaggi in un supermarket, questo supersbirro americano osa dirgli: "E che aspetti? Non devo mica fare la spesa". Qualche sua rara battuta di spirito di patate (fritte) fa sembrare il personaggio protagonista meno disumano ma la sua limitata intraprendenza con l' altro sesso è paragonabile a quella che avrebbe avuto un timido impiegato con una cantante, tranne quando lei lo invita fra le sue braccia. La cooprotagonista è l’ ex moglie di Stallone Brigitte Nielsen nel ruolo della bella da salvare, nel film una giovane fotomodella di origine nordeuropea come lo era nella vita, in questa sua interpretazione abbastanza credibile.

 

   Tra gli interpreti secondari si notano due attori visti del primo film dell' ispettore Callaghan (Andy Robinson e Reni Santoni). Quello che interpretava il serial killer psicopatico (Robinson) in questo film è un ostile collega di “Cobra” quasi sempre dietro alle spalle del capo del dipartimento di polizia, che vorrebbe fermare i pazzi armati con la sua dialettica garantista, un cretino spocchioso alla Sgarbi che a cose fatte si beccherà un pugno in faccia dall’ eroe del film, subito pronto a  tornare a casa in moto con la bella fotomodella salvata mentre scorrono già i titoli di coda con il sottofondo di una canzone trionfante intitolata “The Voice of American’s Son” (La voce di un figlio dell’ America) roba da spot della birra. Il dimesso aiutante del protagonista (Santoni) l' unico suo collega a beccarsi una pallottola di striscio, sembra il poliziotto televisivo Tony Baretta ormai prossimo al pensionamento.

 

   A parte il protagonista, la cooprotagonista e l' antagonista, gli altri personaggi sono sommariamente definiti e spesso i loro ruoli sono limitati a poche e brevi scene, comunque impersonati da interpreti con le facce giuste per quei ruoli di secondo e terzo piano. A parte gli attori citati, il resto del cast è composto da emeriti ignoti, poco noti anche in patria per delle piccole parti in qualche film e telefilm. Uno di loro (David Rasche) poco tempo dopo aver partecipato a questo film nel breve ruolo di una delle tante vittime del mostro notturno, una particina con al massimo tre battute in tutto, divenne il protagonista di un telefilm comico parodistico dove faceva una grottesca imitazione dell' ispettore Callaghan, ovviamente trasmesso anche in Italia con il titolo "Troppo forte",  probabimente più originale di questo e di altri film del genere.

 

   Di poliziesco c’è solo la trama, scontata sin dall’ inizio del film, per il resto è uno sfoggio di armi e automobili di scena, tra le quali risaltano una pistola da competizione Colt 1911A1 calibro 45 modello "Gold Cup" (Coppa d' Oro) con il simbolo di quel serpente velenoso sulle guancette bianche, una più sofisticata mitraglietta finlandese Jati modello "Jaguarmatic" con mirino al laser, bombe a mano americane tipo "ananas", coltelli da lancio, un coltello tirapugni in mano al cattivo e una vecchia automobile Ford degli anni cinquanta con acceleratore alla nitro che il protagonista sfascerà durante un inutile inseguimento. Insomma tutti pezzi costosi da negozio di Beverly Hills. Il coltellaccio usato dalla Belva della notte del film verrà riprodotto in serie e immesso sul mercato mondiale come fecero con il coltello da sopravvivenza di Rambo. Venne anche realizzato un videogioco da personal computer tratto dal film, ovviamente oggi orrendo e ingiocabile a causa della videografica assai poco definita del periodo, di soli 64 KB. L' auto d’ epoca del tenente “Cobra”, una Ford-Mercury modello "Custom Coupè Monterey" nera del 1950, esteticamente una via di mezzo tra un maggiolone Volkswagen e una Rolls Royce, era di proprietà di Stallone ma pochi mesi dopo l’ uscita del film gli venne rubata e dovette aspettare parecchi mesi prima di riaverla. Ovviamente per le scene d' azione venne usata una replica costruita da un carrozziere e guidata da uno stuntman. Se avessero usato quella vera si sarebbe distrutta dopo pochi chilometri di inseguimento alla massima volocità, con l' inevitabile fusione del motore e la probabile distruzione delle gomme e sospensioni.

 

   Il film venne girato a costi "contenuti" da George Pan Cosmatos, un regista di discreto mestiere già autore del film campione d' incassi "Rambo 2 - La vendetta", per essere una valida alternativa ai due già collaudati personaggi di successo di “Sly” Stallone Rambo e Rocky ma, strano ma vero, nonostante la presenza del famoso divo di Hollywood non fu un gran successo di pubblico e si fermò al primo episodio. Dati gli incassi inferiori a quelli dei film precedenti, la critica italiana fu particolarmente spietata nel denigrare questo film, senza tener conto che Stallone e il regista cercavano, come i loro colleghi meno noti, di fare solo dei soldi facili. Pare che "Cobra", costato ben venticinque milioni di dollari, ne incassò "solo" centosessanta, una cifra molto alta ma nettamente inferiore agli incassi di "Rambo 2 - La vendetta". Il fatto che un blockbuster annuciato come questo non abbia avuto il grande successo mondiale sperato dal protagonista, dal regista e dal produttore e si sia fermato per sempre al primo film, la dice lunga sul fatto che questi nuovi super duri - supereroi americani del grande schermo, più fasulli dei personaggi dei fumetti, avevano già stufato subito una larga parte del grosso pubblico. Lo stesso discorso vale per le banali imitazioni dei divi rivali come “Codice Magnum”  con Schwarzenegger (vedi la mia recensione) e simili, altri film commerciali ancora più facilmente e giustamente dimenticati. Il soggetto del film sarebbe vagamente ispirato a quello di un romanzo giallo di una autrice americana (Paula Gosling) che narra di una fotomodella minacciata dalla mafia russa salvata da un poliziotto dai modi violenti.

 

   Sul set erano state imposte delle strane regole, una delle quali vietava ai membri della troupe di parlare con Stallone dopo le riprese del film perchè il divo non voleva essere disturbato da nessuno. Pare che l' attore protagonista avesse una notevole influenza sul regista, spesso arrabbiato con la troupe ma pronto cambiare subito atteggiamento quando Stallone arrivava sul set. Oggi “Cobra” può essere considerato un tipico esempio di quei film istantanei americani con dei personaggi e delle storie da fumetti da un dollaro ma interpretati da attori protagonisti dalle paghe milionarie, girati su misura solo per loro. Come ritmo il film scorre via facilmente, grazie alla sua breve durata e a un montaggio serrato da spot pubblicitario, senza troppi dialoghi e momenti di calma apparente. Totale dei morti ammazzati: Cinquantasei in meno di ottanta minuti, un punteggio da videogame ma non paragonabile alle cifre più alte di certi film d' azione americani con protagonisti altri attori che imitavano Rambo, come Chuck Norris e Arnold Schwarzenegger. Tanto per fare un paragone con un altro personaggio dal grilletto facile, Clint Eastwood ne ha ammazzati altrettanti ma però in tutti i cinque film dell' ispettore Callaghan. 

 

   Fanno da sfondo alle scene delle canzoni da disco bar, palestra e videoclip, come l' aggressiva "Feel the Heat" di Robert Tappert, il cui video musicale originale mostra solo il pessimo look tamarro punk del cantante. L' altro brano più lento intitolato "Angel of the City" di Sylvester Levay fa da sottofondo alle indagini notturne del tenente Cobretti affiancato dal sergente Gonzales, mentre si alternano delle brevi scene di degrado urbano, del truce assassino con il coltello-tirapugni in mano e della sua prossima vittima in posa vestita con diversi abiti sgargianti da sfilata di moda in una bianca scenografia con dei finti robot di metallo cromato. Una breve contrapposizione tra pacchiano gusto kitsch e realismo trash particolarmente riuscita, anche se siamo al livello di un breve spot televisivo per un prodotto di marca. Gli effetti speciali ricordano quelli del telefilm d’ azione contemporaneo "A-Team", con auto e moto colpite da brevi raffiche di mitra che saltano subito per aria. D' altronde all' epoca gli effetti speciali digitali erano solo un ipotesi del futuro come la telefonia mobile e quindi non si poteva mostrare più di tanto.

 

   Il tasso di violenza fisica mostrata gli costò un basso divieto ai minori di quattordici anni ma parlare del “Livello più basso della pornografia violenta”, come scrisse a proposito del film un cinecritico italiano nel suo dizionario, è semplicemente assurdo, dato che le scene violente sono molto brevi, spesso girate al buio e oltretutto rasentano l’ inverosimile, specialmente quella finale della morte del capo degli assassini, facilmente infilzato dal grosso gancio di un argano e poi da esso trascinato ancora vivo nell’ altoforno di una fonderia, come se fosse fatto di cartapesta bagnata. Oltretutto certe sequenze, giudicate troppo lunghe, vennero rimosse o parzialmente tagliate in fase di montaggio, riducendo la durata del film a meno di un ora e mezza, circa ottanta minuti scarsi che volano via presto, lasciando poco o niente da ricordare allo spettatore. Di leggermente erotico c’è solo Brigitte Nielsen che si mette in posa in costume da bagno monopezzo, nella scena di un servizio fotografico di moda della durata di meno di dieci secondi. Dopo aver letto quella assurda definizione scritta da quel cinecritico italiano per quanto "Cobra" possa essere considerato brutto, cè da chiedersi se lo abbia veramente visto o lo abbia recensito per sentito dire, manco fosse stato un film interpretato da uno sconosciuto o da un attore fuori parte ma non mi stupirei più di tanto se Sylvester Stallone fosse stato decisamente antipatico a di più di un cinecritico italiano per i grandi compensi milionari in dollari ricevuti come protagonista di film dagli incassi sicuri ma spesso di scarso spessore artistico. Se si pensa che questo film era uno dei kolossal (filmoni) americani del periodo chissà il resto.

 

   Il cinecritico italiano Morando Morandini ha definito "Cobra" un "film fantapoliziesco e un caso di cretinismo premeditato" ma molti altri registi americani hanno girato anche di peggio anche prima e dopo questo film, che visto oggi e paragonato a prodotti simili ma più recenti, al massimo può sembrare la puntata speciale di un datato telefilm d' azione poliziesco. Secondo un altro cinecritico italiano questo film non è nient' altro che un tentativo andato a vuoto di proporre un nuovo personaggio d' azione interpretato da Sylvester Stallone. Altrettanto esagerato è mettere delle etichette ideologiche su dei film commerciali come questo, girati solo per incassare soldi e intrattenere una larga fetta del grosso pubblico pagante, che volendo solo divertirsi se ne fregava altamente degli ipotetici messaggi del film, sempre che ne abbia avuti.

 

   Il personaggio protagonista non sarà un intellettuale ne tantomeno un pacifista ma è molto più bestiale e "fascista" di lui la "Belva della notte" e i suoi degni complici ed è già tanto che il nemico da abbattere non sia il solito criminale male intenzionato al servizio della fu Unione Sovietica o di qualche altro "stato canaglia" del Terzo Mondo nemico degli States. Ovviamente film come questo non facevano una buona pubblicità agli Stati Uniti d' America, visto che le più grandi città americane sono rappresentate come dei brutti posti molto pericolosi, dove chiunque gira di notte in automobile rischia di finire ammazzato dal primo che passa per la strada. Pare che Stallone avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Eddie Murphy nel primo film della serie "Beverly Hills Cop - Un piedipiatti a Beverly Hills" ma per fortuna dei cinecritici e degli spettatori di tutto il mondo scelse di interpretare il personaggio del tenente Cobretti detto Cobra, che giustamente riteneva molto più adatto a lui. Secondo me più brutto e propagandistico di "Cobra" c'è sicuramente il film sportivo "Rocky IV°" cempre con Stallone, ma cercare dei contenuti in questo action-movie poliziesco di metà anni ottanta con protagonista l' allora divo americano del momento è come guardare nel fondo di una lattina vuota.

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