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Hana-Bi. ­ Fiori di fuoco

Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film

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La recensione su Hana-Bi. ­ Fiori di fuoco

di AndreaVenuti
10 stelle

Hana-Bi. Fiori di fuoco è un film giapponese del 1997 (Leone d'oro a Venezia); scritto, diretto e montato da Takeshi Kitano.

 

Sinossi: Nishi (Kitano) è un ex poliziotto duro e violento ma fedele e leale nei confronti dei colleghi/amici; la sua situazione familiare è tragica. Sua figlia è morta mentre la moglie è malata terminale.

L'uomo dopo un momento di sconforto totale, deciderà di trascorrere del tempo con la moglie portandola in viaggio, contemporaneamente degli yakuza gli danno la caccia per riscuotere un debito...

Settimo film del maestro Kitano, il secondo dopo il gravissimo incidente automobilistico (il primo è Kids Return); fin dal titolo l'autore nipponico condensa alla perfezione la sua poetica, percorso iniziato dal suo esordio con Violent Cop, ed infatti Hana-bi in giapponese significa letteralmente "fiori di fuoco" due aspetti completamente antitetici che tuttavia con Kitano navigano armonicamente nella stessa direzione.

Hana-bi ormai è una pietra miliare del cinema, capolavoro indissolubile insieme a Sonatine della filmografia di Kitano; film complesso e stratificato fin dal titolo, come evidenziato nella riga precedente.

 

Tra i tantissimi aspetti degni di nota, bisogna assolutamente evidenziare il legame indissolubile tra biografia del regista e percorso artistico.

Horibe, uno dei co-protagonisti (interpretato da Ren Osugi), dopo aver subito un agguato rimane paralizzato, cadendo nel baratro più totale. Un giorno, per risollevarsi si dedicherà alla pittura ed il tutto richiama il vero Kitano, il quale dopo l'incidente scoprirà questa particolare arte. 

I quadri disegnati da Horibe (in determinati frangenti veri e propri protagonisti della scena, inseriti tramite un montaggio connotativo) sono in realtà realizzati dallo stesso Kitano durante il periodo di convalescenza.

 

Oltre alla pittura ad inizio film troviamo l'immancabile richiamo al baseball, sport amato da Kitano durante l'adolescenza.

Nishi dopo aver salutato momentaneamente i suoi ex-colleghi si mette a "giocare" con dei ragazzi, i quali per sbaglio lanciano la pallina ai piedi dell'uomo innescando così un siparietto comico.

Hana-bi inoltre conferma la grandiosità di Kitano nel destrutturare dalle fondamenta un genere consolidato ed amato come lo Yakuza-eiga.

Nel film gli Yakuza sono presenti e narrativamente parlando occupano un ruolo importante, ma non sono quasi mai in scena inoltre vengono rappresentati in maniera insolita e scartando un loro letale sicario, appaiono si come criminali senza scrupoli ma completamente disorganizzati, più vicini ai teppisti di strada piuttosto che a dei veri Yakuza (il tutto verrà ribaltato in Outrage).

 

Hana-bi possiamo consideralo una Yakuza-eiga atipico e personale dove l'aspetto esistenzialista regna sovrano.

A tal proposito pensiamo alla fantatsica sequenza in riva al mare (ripresi frontalmente tramite campo medio con macchina da presa fissa poi seguito poi da una panoramica sul mare) tra Nishi ed il suo amico Horibe.

I due discutono riguardo aspetti importanti della vita come la famiglia, dialoghi malinconici amplificati dalla meravigliosa colonna sonora di Joe Hisaishi.

 

L'elemento esistenziale è dunque presente in tantissime sequenze dove emerge in un primo momento uno sguardo nichilista e disilluso del protagonista nei confronti di una vita per lui amarissima; pensiamo alla scena in cui il sicario della Yakuza gli punta la pistola in faccia, l'ex agente di tutta risposta rimane impassibile aspettando la morte che però non si concretizzerà in quella sequenza.

 

Nishi è inoltre tormentato in quanto non è riuscito a salvare in passato un collega, trivellato di colpi di pistola da un criminale. Sequenza magistrale rievocata più volte o tramite racconti diegetici di alcuni protagonisti oppure magistralmente mostrata attraverso un flashback glaciale caratterizzato da un uso particolare dello slow-motion virtuoso, drammatico e allo stesso tempo brutale.

Importantissima è anche la storia d'amore tra Nishi e sua moglie, anche in questo caso caratterizzata da una messa in scena originalissima. I due non si sfioreranno quasi mai, tuttavia tramite un semplice e rapido scambio di sorrisi comprenderemo il loro profondo legame.

Storia d'amore contraddistinta poi dal gioco, elemento chiave in Kitano; saranno tantissime le scene segnate da brevi giochi infantili, delicati e divertenti.

A questo punto possiamo focalizzarci sullo stile unico del maestro Kitano.

La dolcezza precedentemente evidenziata viene alternata a scene estremamente brutali contraddistinte da vere e proprie esplosioni di violenza ormai sinonimo di Kitano.

Sul verante della violenza meritano di essere analizzate nel dettaglio due sequenze:

 

1) Il pestaggio di Nishi a due teppistelli in un parcheggio. Sequenza dove emerge chiaramente il montaggio "alineo" alla Kitano, il quale sintetizza una sequenza in pochissime inquadrature.

Il pestaggio è inoltre segnato da un doppio fuori campo, il primo sonoro (non assistiamo alla rissa ma la percepiamo tramite il rumore delle botte) e d'impronta (il pestaggio è visibile tramite le ombre dei soggetti in scena).

 

2) Pre-finale in cui Nishi massacra un gruppo di Yakuza. La scena si chiude con un long take che inizia tramite inquadratura a piombo sulla vettura dove si è appena consumato il massacro, seguita da un movimento di macchina selettivo a 360° che segue Nishi allontanarsi dalla scena.

Sequenza complessa, alla faccia di coloro che in passato definivano Kitano "sgrammaticato" oppure incapace di girare.

 

Menzione d'onore allo splendido finale: La penultima inquadratura parte come panoramica orizzontale per poi evolversi in un campo lunghissimo sul mare, specchio dell'anima di Nishi (e per estensione di Kitano) in quanto riesce ad essere allo stesso tempo dolce e spietato un po' come lui; il tutto confermato dai due spari fuori campo, seguiti dalla mezza figura di una ragazzina (la vera figlia di Kitano) scombussolata per l'accaduto.

Film senza tempo, pura poesia cinematografica.

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