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La ballata di Buster Scruggs

Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film

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La recensione su La ballata di Buster Scruggs

di mck
9 stelle

Danse Macabre (...stretta è la porta, e angusta la via...).

 

 

La citazione di una citazione di una citazione: la cronaca, la storia, la leggenda: i Coen citano Noah Hawley ("Fargo", stag. 2) che cita i Coen... La versione "the History of True Crime in the MidWest" del  Grande Romanzo Americano: Go West!  

 

 

“La... cosa giusta?”
Every stagecoach is a coffin, every wagon train is a funeral (@mck - pianura e prealpi lombarde). 

 

 

Magnifico western antologico composto da 5 scherzi {malamente riassumibili per “genere”: musical [“the Ballad of Buster Scruggs”, con Tim Blake Nelson (“O Brother, Where Art Thou?”) e la sua arpa/lira, Willie Watson (fondatore degli Old Crow Medicine Show) senza banjo, David Krumholtz (“the Deuce”) e Clancy Brown (“StarShip Troopers”, “Carnivàle”)], commedia [“Near Algonodes”, con James Franco e Stephen “Pan-Shot!” Root (“BoardWalk Empire”)], dramma [“Meal Ticket, con Liam Neeson (“Schindler's List”) e Harry Melling)], avventura [“All Gold Canyon”, con Tom Waits (il prospector, con incarnate Mule Variations al séguito; "One from the Earth", "the Outsiders", "Rumble Fish", "the Cotton Club", "Down by Law", "the Fisher King", "Dracula", "Short Cuts", "Coffee and Cigarettes", "the Imaginarium of Doctor Parnassus", "Seven Psychopaths", "the Old Man & the Gun") e Sam Dillon (il claim jumper), tratto dall'omonimo racconto, appartenente al periodo del Klondike (Yukon), di Jack London] e - come se gli altri non lo fossero - esistenziale [“the Mortal Remains” (in pieno territorio “the Hateful Eight” da un lato e “the Twilight Zone” dall'altro, risalendo sino al “An Occurrence at Owl Creek Bridge” di Ambrose Bierce), con Tyne Daly (“Judging Amy”), Brendan Gleeson (“the General”, “In Bruges”, “the Guard”, “Calvary”, “Mr. Mercedes”), Saul Rubinek (ed è bello, ed è giusto, che a chiudere il film ci sia chi ha codificato la leggenda dell'epitome del neo-old-western, ovvero il Beauchamp dell'Unforgiven eastwoodiano), Jonjo O'Neill e Chelcie Ross (Conrad Hilton in “Mad Men”), ché ogni diligenza è una bara...], e tutti i loro incroci, commistioni, innesti e derivazioni} e un'epopea [“the Gal Who Got Rattled”, con Zoe Kazan (“Meek's CutOff”, “Ruby Sparks”, “Olive Kitteridge”, “the Deuce”, “Wild Life”), Bill Heck e Grainger Hines, basato sul quasi omonimo (Girl/Gal) racconto di Stewart Edward White (1873-1946)], ambientata attravers(and)o (...e ogni carovana un funerale) gl'impercetibili dossi collinosi delle sterminate grandi pianure nebraskiane traforate dalle tane dei cani della prateria [e non può non sovvenire alla mente l'imprescindibile “O Pioneers!” di Willa Cather (1873-1947) del 1913, oltre al - passando però all'Oregon - già citato, “per l'appunto” (nel senso che non penso possa essere una pura coincidenza frutto di una scelta del tutto casuale), e splendido “Meek's CutOff” di Kelly Reichardt].  

 

 

Soggetto, sceneggiatura, produzione (Annapurna / Mike Zoss; distribuzione Netflix), montaggio (Roderick Jaynes) e regìa di Joel ed Ethan Coen. Fotografia di Bruno Delbonnel (Jean-Pierre Jeunet, Aleksandr Sokurov, Tim Burton). Musiche di Carter Burwell. Insomma: la reinventiva codificazione di uno stile e di una morale.

 

 

Compagno di viaggio: alcune (giust'appunto, in numero di sei, comprese tra il 1863 e il 1900) delle “Storie del West” di Bret Harte (si consideri, ad esempio, "i Quattro dell'Apocalisse" di Lucio Fulci del 1975, su script di Ennio De Concini) raccolte (scelte, tradotte - da F.Brea e C.Padovani - e pubblicate) nel 2006 in un volumetto di 112 pagine appartenente alla collana Experience dall'editore Mattioli 1885.  

 

 

* * * * ¼       

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