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Il Signor Diavolo

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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cazzeggiatore del millennio

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La recensione su Il Signor Diavolo

di cazzeggiatore del millennio
6 stelle

La terribile Padania secondo (l’ormai maestro) Avati.

  Un giovane funzionario si dirige in un piccolo paese per indagare sulla morte di un ragazzino per mano del coetaneo, tra strane scoperte ed incoerenti analessi la vicenda sfocerà nel sovrannaturale.

  Pupi Avati ci ha abituati al suo cinema altalenante, spesso imperfetto, un cinema che però ha saputo affermarsi rendendolo a tutt’oggi una delle autorità italiane in quest’ambito, a me personalmente piace quando si lascia andare a queste discese personalissime in quella provincia padana a quanto pare sede di orrori patologici ed ineluttabili, orrori sottopelle che fanno parte di quelle comunità come un  braccio o un occhio fanno parte del corpo umano.

  Questo è il film di un autore, un vero e proprio autore che quando è lasciato libero di esprimersi narra sempre quella storia eccetto che per un misero dieci per cento, fondamentale per espletare l’avanzamento del pensiero rispetto alle opere precedenti (un po’ come Tarantino, Bergman, Wan, Rodriguez, Fellini). Lo stile è riconoscibile, c’è un concetto qui ulteriormente approfondito rispetto ad altri suoi prodotti come Zeder, L’arcano incantatore, La casa dalle finestre che ridono; e la storia è la limatura, la rivisitazione, proprio di quelle opere che forse più delle sue tante commedie faranno parlare di lui le prossime generazioni.

  Pellicola da non dormirci la notte, al di là della tremenda scena iniziale è proprio quel senso di perverso a restarti addosso, visi inquadrati quasi fossero quelli di veri e propri demoni si mescolano alle storie dei paesani, le turbe di ragazzini alle porte dell’adolescenza vengono immerse in atmosfere esasperate, quasi fossimo caduti in un gigantesco manicomio.

  Vari tipi di male si susseguono, dal demonio nascosto nella provincia quasi come una disgrazia, all’omertà di una comunità che protegge una verità dolorosa, antintuitiva; un film difettoso non più di altri in realtà ma sofferente piuttosto della mancanza di mezzi, malgrado tutto comunque devastante e coinvolgente.

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