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Three Adventures of Brooke

Regia di Yuan Qing vedi scheda film

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La recensione su Three Adventures of Brooke

di EightAndHalf
6 stelle

Girl/Men/Nobody.

 

Come in Smoking/No Smoking, su passo andante rohmeriano, Three Adventures of Brooke distilla ciò che della bellezza è importante. Alla ricerca di un simbolo che si manifesti loro per concretizzare un qualche senso della vita irraggiungibile (Le rayon vert è dietro l'angolo), i personaggi del film di Yuan Qing discutono, camminano, guardano, e tutto il mondo che li circonda sembra ricambiare lo sguardo. Campi lunghi, dialoghi in pose teatrali, rari primi piani finché le luci della fotografia si fanno intense e accoglienti e la camera non comincia a muoversi in modo irregolare, sommessa alla ricerca dell'equilibrio giusto. Il film di Yuan Qing è divertente e commovente per questo e per tanti altri motivi: dividendo la storia in tre capitoli, la regista cinese propone tre diverse storie che Brooke può affrontare a seconda di chi è la prima persona che incontra subito dopo l'evento scatenante di tutto, una ruota della sua bici bucata, come in Reinette e Mirabelle. Da lì, sta a lei decidere se farsi trasportare dalla corrente di chi, casualmente, passa di lì, o se decidere di intraprendere un viaggio da sola per scoprire chi veramente può tirarla fuori da se stessa. Perché è a questo puro e semplice scopo escatologico che anela la vita di Brooke, ed è evidente che non sono possibili le comode scorciatoie.

 

La purezza dell'occhio di Yuan Qing è la purezza del Resnais più brillante, ma forse senza il suo cinismo. La sorte mutevole incrocia la vita di Brooke come un'ironia beffarda che lega gli eventi, unisce le situazioni e le mischia in un mazzo di carte dei tarocchi. Ed è dunque sull'orizzonte cinematografico che questo piccolo dizionarietto di segni filmici può esprimersi al meglio, per ispirare una tenerezza che al Cinema oggi si vede raramente. Yuan Qing ha preso la strada più impervia e più a rischio di retorica, quella della semplicità e della leggerezza. Guardare a Rohmer è fondamentale affinché questa strada abbia un senso, per avere una giusta coscienza delle proprie referenze. Ogni cosa nel film, tranne qualche frase che forse poteva essere bypassata, è perfetta, in una fragile armonia, come è fragile la stasi dell'occhio registico che contempla. Ed è un equilibrio che non si frantuma mai, e che scalda il cuore davvero, e stavolta non è una frase fatta. 

Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 75.

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