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La classe operaia va in Paradiso

Regia di Elio Petri vedi scheda film

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La recensione su La classe operaia va in Paradiso

di tafo
8 stelle

L’operaio-massa di nome e di fatto ha due possibilità: integrarsi nel sistema o rifiutarlo. Accettare di passare il tempo accumulando pezzi e denaro per comprare cose inutili che ti riempiono la casa e che ti svuotano delle energie per fare le cose fuori dalla fabbrica. La filosofia del massa è stringente, in fabbrica l’unico modo per non annoiarti è lavorare. Il nostro moderno Stakanov lavora tanto, da il ritmo agli altri fa il cottimista, incrementa la produzione, mentre pensa intensamente a qualcosa di piacevole. La politica non gli interessa, pensa alla produttività ed è indifferente all’astio e alle minacce dei suoi colleghi di lavoro. L’unico compagno che rispetta è un ex-collega che il lavoro alienato e alienante ha reso pazzo e che Lulù va a trovare spesso in manicomio. Il tempo libero non esiste riempito da dolori fisici e lamenti sentimentali tra mogli amanti figli naturali e acquisiti quando comincia a rilassarsi suona la solita dannata sveglia. Quando la macchina si inceppa il tentativo di sbloccarla provoca al massa il sacrifico di un dito tutto cambia, Lulù non vuole più essere l’operaio-modello la bestia che pensa solo alla fabbrica, diventa un estremista che incita allo sciopero selvaggio allo scontro con il padrone alla lotta violenta. La follia del lavoro operaio è la via più breve e dritta verso la pazzia del suo ex-collega, quando ritorna al lavoro, rallenta si mette a perdere tempo non ha più voglia di sfiancare il corpo e il cervello. Ludovico rientra nella massa pretendendo più diritti e meno lavoro, più tempo da dedicare ad attività più piacevoli. L’operaio-massa quando perde il lavoro, non più abituato al tempo libero rischia lo stesso di impazzire, reclama di ritornare nella sua galera così come lo scolaro si abitua alla scuola. La sua realtà è quella spietata e allucinante della catena di montaggio, il sogno resta quello di rompere il muro e di occupare il paradiso, ma soprattutto quello di uscirne vivo. Petri parte da Ejzenstejn per arrivare a Chaplin con in mezzo le contraddizioni della sinistra italiana incapace di modificare veramente le condizioni di lavoro e di vita degli operai destinati a non sapere che cosa fanno e a non capire quello che comprano.

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