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Dolor y gloria

Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film

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La recensione su Dolor y gloria

di diomede917
8 stelle

Ogni regista, a un punto della propria carriera, realizza il suo 8 e 1/2.

Ossia il suo film più personale dove tira le somme della propria vita e rendendo pubblico il suo bilancio che può essere amaro o bello  ma che è sicuramente sincero.

Pedro Almodovar, anzi solo Almodovar, ce lo regala con Dolor Y Gloria anche se la parte del Dolor la fa da padrone. Un Dolore sia fisico che dell'anima. Dove ogni ferita, ogni cicatrice, ogni pezzo di un puzzle riporta al ricordo di quelle esperienze che lo hanno portato lì. Solo, dolorante ma pronto a ripartire.

Protagonista è Salvador Mallo, il regista spagnolo più conosciuto al mondo. Un uomo che grazie al cinema ha sopperito alle mancanze scolastiche che La Mala Educacion gli ha imposto. Un uomo che decide di fare i conti e pace col suo passato grazie al restauro di Sabor, il film che 30 anni prima gli ha dato quella notorietà e sopratutto il suo più grande dolore del cuore dal quale non si è mai ripreso.

Almodovar non risparmia e non si risparmia niente mettendosi totalmente a nudo.

La sua schiena rotta, la dipendenza da farmaci, l'eroina, il suo probabile tumore, la sua solitudine, la sua omosessualità, il rapporto con la madre e i suoi sensi di colpa.

Ogni capitolo e ricordo è descritto come una discesa agli inferi del proprio io, un tuffo al cuore ma anche alle viscere fortemente sentito a cui Antonio Banderas da corpo e anima.

L'attore feticcio che più conosce il suo maestro non solo interpreta Almodovar, lo omaggia attraverso i suoi occhi che sono i veri protagonisti del film. Attraverso le sue espressioni viviamo in prima persona il tormento, la felicità, il dolore, la depressione ma anche la voglia di vivere.

Oltre al Dolore e la Gloria che danno il  titolo al film, la vera protagonista è la "Dipendenza".

La dipendenza vista come amore incondizionato per Federico, Dipendenza dalle droghe come una via d'uscita dal dolore, Dipendenza da una madre forte e presente.

Penelope Cruz e Julietta Serrano sono i due volti di Jacinta una donna che ha sempre voluto tutelare e proteggere proprio figlio dal suo talento ma sopratutto dal suo modo di essere.

Una madre che ha capito fin da subito l'omosessualità del figlio e che l'ha sopportata ma mai totalmente accettata.

Creando con Salvador un doppio nodo di amore grande e viscerale con un altrettanto grande e viscerale senso di colpa.

Forse le scene più belle e intense sono quelle riservate agli ultimi giorni insieme e alla ricostruzione della storia del quadro che racchiude "Il primo desiderio".

E su tutto e tutti Mina e la sua "Come Sinfonia" colonna sonora della vita di un uomo che ha sempre anteposto il  cuore a tutto.

Canzone che racchiude comunque parole di felicità e speranza:

"Lassù
sento gli angeli che cantano per noi,
dolcemente, dolcemente
É un canto fatto di felicità."

Con Dolor Y Gloria, Almodovar fa pace con se stesso.

Affida ad Antonio Banderas la sua anima e lui lo ripaga con la migliore interpretazione della sua  carriera che  è valsa la Palma d'Oro.

Il bell'Antonio mette da parte il suo ruolo di macho latino e mostra il suo lato più fragile e delicato. E a un certo punto la simbiosi è così totale che non si capisce quanto Banderas sia Almodovar o quanto Almodovar abbia tirato fuori quel Banderas che solo lui conosce.

In poche parole un bellissimo film

Voto 8

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