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Dolor y gloria

Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film

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La recensione su Dolor y gloria

di steno79
9 stelle

"Il cinema della mia infanzia odora di pipì, di gelsomino, e della brezza d'estate".

Don Pedro torna alla grande con questo "Dolor y gloria", opera autobiografica sincera fino allo spasimo, divisa tra i dolori della vecchiaia (soprattutto fisici, ma anche morali) e il costante anelito alla gloria, che naturalmente si identifica nell'Arte e dunque nel cinema. E' un'opera molto densa di riflessioni, di umori, di vere e proprie folgorazioni audiovisive, sia nei flashback che sono inseriti con estrema fluidità nel corpo del racconto, sia in alcune sequenze che acquistano una forte intensità espressiva, soprattutto la recita a teatro da parte di Asier Etxeandia del testo "La dipendenza", che darà l'occasione al protagonista di un nuovo incontro con un suo passato amore in una sequenza struggente e recitata benissimo. Almodovar ormai non deve dimostrare più niente a nessuno, nonostante che i suoi ultimi film siano stati accolti meno positivamente, dimostra molto coraggio nel mettere in scena un suo alter ego presumibilmente molto vicino alla sua realtà odierna, anche negli aspetti meno gradevoli, offre ancora una volta numerose ricercatezze visive e sonore all'occhio e all'orecchio dello spettatore, compresa una canzone di Mina che non conoscevo. Il gusto "camp" dei primi film è praticamente sparito, sostituito da una padronanza melodrammatica che qui eguaglia alcune delle sue migliori prove come "Tutto su mia madre" o "Volver"; la direzione degli attori è magistrale, con un Banderas che rende con notevole precisione gli sbandamenti e le contraddizioni di Salvador, affiancato dagli altrettanto bravi Asier Etxeandia, Leonardo Sbaraglia e da una Penelope Cruz come al solito luminosa e perfettamente a suo agio in un film del suo maestro. Fra le scene più belle, sicuramente quella dove l'anziana madre interpretata da Julieta Serrano detta al figlio le sue volontà sul funerale e la sua sepoltura, che credo rispecchi da vicino il rapporto molto intenso del regista con la madre Francisca Caballero, oppure i flash del passato in cui il piccolo Salvador insegna a leggere, scrivere e far di conto a un imbianchino analfabeta e poi scopre il desiderio sessuale quando lo vede nudo in casa sua, scoperta della sessualità rappresentata in maniera casta e poetica. Non è un film che punti su una trama particolarmente accattivante o ricca di eventi, non è un'opera che inventa nulla di nuovo rispetto a tanti altri "film bilancio" di stimati colleghi di Almodovar, eppure risulta una pellicola intrisa di verità, potente e affascinante nello stile come nei contenuti. Sarebbe bello se la giuria di Cannes per una volta lo ripagasse col massimo premio, anche considerando quelli che gli sono stati ingiustamente negati in passato; fa piacere che il pubblico italiano lo abbia accolto con molto calore e gli incassi per il momento siano ottimi.

voto 9/10

Penélope Cruz, Pedro Almodóvar

Dolor y gloria (2019): Penélope Cruz, Pedro Almodóvar

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