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La flor

Regia di Mariano Llinás vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su La flor

di alan smithee
7 stelle

locandina

La flor (2018): locandina

TFF 36 - FESTA MOBILE/ ONDE
In un campo che volge a spazi aperti, sotto l'ombra di un albero maestoso, un uomo che si presenta come il regista di quest'opera fluviale che è La Flor, si accinge ad aprire un taccuino su cui disegnarci un sintetico schema esplicativo su come ha inteso strutturare il suo racconto. Lo stesso disegno che potete notare nel manifesto che accompagna commercialmente il film, e che dà vita alla stilizzaziobe di un fiore, lo stesso che dà il titolo alla mastodontica e complessa opera, ad oggi il film più lungo nella storia della cinematografia argentina.
Il film, il più lungo della storia del cinema argentino, con i suoi 815 minuti - ma altre fonti parlano anche di 868 minuti - diviso in 4 parti, ognuna a suo volta sezionata in atti, racconta sostanzialmente sei storie che servono all'autore per percorrere altrettanti generi cinematografici: si inizia dal B-movie, per virare al musical, poi alla spy story, al film di fantascienza, a quello in costume e così andare fino a tornare al bianco e nero dei film delle origini.
Le prime quattro storie non hanno un finale, mentre le ultime due si.
Le varie vicende hanno collegamenti tra di loro, ma non diretti né strettamente immediati, per cui sta alla sensibilità dello spettatore il riuscire a coglierli, catturandoli tra la infinita matassa narrativa che il film sparpaglia senza ritegno, quasi provocatoriamente.

Elisa Carricajo, Valeria Correa, Laura Paredes, Pilar Gamboa

La flor (2018): Elisa Carricajo, Valeria Correa, Laura Paredes, Pilar Gamboa

Parte 1:
Nel rendere omaggio ai B-movie, Mariano Llinàs ci introduce nel tortuoso intrigo che vede implicata una nota cantante nel momento in cui si appresta a lanciarsi come solista dopo la fine del suo burrascoso sodalizio - affettivo ed artistico - con un cantautore con cui ha fatto coppia fissa per anni. La sua vicenda intima si incrocia con quella di una amica, in qualche modo implicata nello smercio di una pericolosa sostanza velenosa che uno scienziato, che collabora con i vertici di una famigerata setta segreta, sta testando per risolvere i problemi cellulari legati all'invecchiamento, ricavata dal veleno di un pericoloso scorpione dato per estinto.

VOTO ***

Pilar Gamboa, Laura Paredes, Valeria Correa, Elisa Carricajo

La flor (2018): Pilar Gamboa, Laura Paredes, Valeria Correa, Elisa Carricajo

Parte 2:
Omaggio al musical, che si esplicita analizzando il rapporto tra un autore musicale (quello che la cantante del primo episodio lasciò per fare la solista), dispotico ed irascibile, e la sua nuova musa ispiratrice, che l'uomo modella a suo piacimento tentando di plasmarla in qualcosa di più simile possibile alla sua indimenticata fiamma.

VOTO **1/2

Elisa Carricajo, Valeria Correa, Laura Paredes, Pilar Gamboa

La flor (2018): Elisa Carricajo, Valeria Correa, Laura Paredes, Pilar Gamboa

Parte 3: spionaggio - quattro donne capitanate da una quinta, intenta a trovare tra di esse la traditrice, rapiscono un uomo in esecuzione di un mandato che parte da lontano e di cui costoro non conoscono che i dettagli finali legati al disbrigo della loro missione.

VOTO ***

Elisa Carricajo, Valeria Correa, Laura Paredes, Pilar Gamboa

La flor (2018): Elisa Carricajo, Valeria Correa, Laura Paredes, Pilar Gamboa

Parte 4: fantascienza e film in costume:

Quatro attrici/streghe si ribellano al proprio regista che, dopo sei anni di prove e tentennamenti sulla sceneggiatura, non conclude la sua opera tutta incentrata sugli alberi. Quando il cineasta e la sua troupe scompaiono, e l'auto viene ritrovata conficcata in cima ad un albero, l'ispettore Gatto viene chiamato ad indagare, e scopre una complicata pista che kega gli alberi ai libri, e questi ad una rara biografia di Casanova in grado di dare qualche risposta al mistero sempre più impenetrabile.

VOTO ***1/2

Parte 5: si celebra l'età del muto con un remake del film capostipite e capolavoro dell'alba del cinema, ovvero "Partie de campagne" di Jean Renoir: due motociclisti in panne troveranno presso un parco bucolico ognuno la propria idilliaca soddisfazione amorosa grazie a due amiche di età differenti (una giovane e una più matura). Un film completamente muto per lunga parte dei suoi circa 20 minuti, senza didascalie. Affascinante, pur se sfacciato e molto fine a se stesso.

VOTO ***1/2

Parte 6: Le Prigioniere: la rivincita delle donne. Tornano le quattro spie, o le quattro streghe, o terroriste o killers, nella parte di altrettante donne che, liberatesi da una prigionia nel deserto, intraprendono il loro viaggio verso una libertà finalmente riassaporata entro una natura selvaggia ma accogliente. Muto pure questo ultimo episodio, con fotografia retrò resa anticata da filtri ad effetto ed alternata a didascalie narrative. È il ritorno verso il passato che il tracciato del "fiore" indicava già nelle premesse.

VOTO ***

Nel finale, che dura circa quindici minuti solo per elencare cast, set e maestranze, oltre ai ringraziamenti, si smonta il set dell'ultimo episodio e la macchina da presa capovolge l'immagine come a dirigersi nell'emisfero sottostante, abituatici al quale tutto torna come prima.

Dopo sei puntate, a visione finalmente conclusa, non si può certo restare indifferenti di fronte ad un'opera titanica, esagerata, spudorata, per cui il regista si è spinto di persona, apparendo ad inizio film, in una precisa e ferma, ostinata ed ostentata dichiarazione di intenti; un vero e proprio azzardo narrativo senza freni con sospetti di incontrollata onnipotenza che sfociano in un disinvolto autolesionismo.

Incapace di citare ed adattare generi cosi eterogenei tra loro come il b-movie ed il musical, la spy-story (tra tutti forse il genere meglio imitato) e le derive mistery-fantascientifiche in stile Twin Peaks, (diverdo invece è il discorso sul cinema degli albori), La Flor si mostra invece stilisticamente molto omogeneo, intessuto di una narrazione insistita su singole scene o stati d'animo, al pari di una lussuosa e melodrammatica telenovelas dai risvolti improbabili ma anche piuttosto attanaglianti.
Il film infatti, nonostante la lunghezza e la prolissità, l'estenuante insistenza di certe scene madri su determinati atteggiamenti, si segue bene e crea dipendenza sul pubblico, anche grazie al contributo traditore e fazioso che si alcune canzoni leit motiv incessanti e ricorrenti, in grado provocare sullo spettatore una sorta di dipendenza, incatramandosi nella mente pgnuna col proprio refrain spesso sdolcinato e melodico, che non si riesce a scordare, per quanto kitch e smodato esso appaia.

Le storie, nel loro complesso, risultano molto legate ad una tradizione europea di ceppo neolatino, percorsa come è da personaggi di nazionalità oltre che latino-americana, di provenienza spagnola, come francese e italiana.


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