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Happy Together

Regia di Wong Kar-wai vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Happy Together

di DeathCross
10 stelle

Sesto lungometraggio diretto da Wong Kar-wai, anche sceneggiatore e co-produttore, e suo ultimo uscito negli anni '90, "Chun gwong cha sit" (che, secondo wikipedia en, si tradurrebbe 'spring light at first glance' e sarebbe un'espressione per indicare l'esposizione di qualcosa di intimo) è un film drammatico sentimentale ispirato ad un romanzo di Manuel Puig ed ottenne un ottimo apprezzamento critico, oltre a guadagnarsi uno status di cult nel Cinema 'Queer'.
Ambientato prevalentemente in Argentina ma con epilogo a Taipei e con squarci di Hong Kong ribaltati di 180°, il Film racconta ancora una volta (credo sia una sorta di costante per l'Autore) una travagliata storia d'amore, questa volta omosessuale, argomento piuttosto incerto per la Hong Kong in fase di transizione/ritorno in Cina. Alternando Colore e Bianco & Nero, quest'ultimo prevalente per svariati minuti iniziali con brevi intermezzi colorati (soprattutto per le transizioni tra certe sequenze) e operando una sempre grandiosa cernita musicale, da Frank Zappa all'"Happy Together" (coverizzato da Danny Chung) del titolo internazionale passando per intriganti musiche da ballo e così via, l'evoluzione continua di allontanamenti, riavvicinamenti e gelosie dei protagonisti Ho Po-Wing (un intensamente 'nervoso' Leslie Cheung, che avevo già apprezzato molto nei 'Chinese Ghost Story' e che ho scoperto essere morto tragicamente nel 2003) e Lai Yiu-Fai (interpretato dall'attore 'feticcio' di Kar-wai, Tony Leung Chiu-Wai, come sempre giostrandosi egregiamente con un personaggio intimista) viene messa in scena con grande forza e convinzione, concedendosi diversi momenti simpaticamente ironici e toccando in alcuni passaggi una delicatezza commovente (il tango nella cucina è giustamente iconico), mantenendo però in generale un'Atmosfera sospesa tra semi-tragedia e melanconia diffusa. La vicenda romantica, in cui si inserisce una parentesi di amicizia forte tra Fai e il collega Chang (ben interpretato, senza strafare ma prendendosi i suoi spazi, da Chen Chang), trascina dentro di sé molteplici altre riflessioni, dalla Solitudine, che contraddistingue entrambi i protagonisti pur con sfumature differenti, alla ricerca della propria Identità, quindi al tema del Viaggio in cui leggiamo sia il fascino del Sublime quando si affronta la potenza della Natura (le cascate Iguazu) sia nella rivelazione della propria condizione di Non Appartenenza. Tutti questi spunti, più che essere razionalizzati verbalmente (pur essendo molto usata la voce fuori campo, come tipico di Wong senza però irritarmi affato, forse perché questo espediente viene utilizzato e/o costruito senza fagocitare il Cinema), vengono 'inalati' durante la visione elaborandoli come sensazioni intrecciate, a cui si uniscono numerose altre sensazioni.
E mi sa che chiuderò qui questo mio flusso di pensieri suggerito da quella che, forse, potrebbe essere l'Opera da me preferita di Wong Kar-wai... Intanto, perché la rassegna che sto frequentando sul suo Cinema ancora non è finita.

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