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Acqua, vento, sabbia

Regia di Amir Naderi vedi scheda film

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La recensione su Acqua, vento, sabbia

di FABIO1971
8 stelle

Un giovane (Majid Nirumand, protagonista anche del precedente Il corridore) torna dopo due anni al suo villaggio, scoprendolo devastato dalla siccità. Tutti gli abitanti sono fuggiti, compresi i suoi familiari, e lo spettacolo che si presenta davanti ad i suoi occhi è terrificante: soltanto terra inaridita, capanne disabitate e carcasse di animali morti. Alla disperata ricerca di qualche traccia dei suoi genitori e dei fratelli, interroga i pochi viandanti in cui ha la fortuna di imbattersi, sparuti insediamenti di un'umanità spettrale, vagante in un deserto squarciato da raffiche di vento e sabbia, distesa sterminata di muta e raggelante desolazione. L'acqua è un sogno, un miraggio, ogni pozzo in cui riesce ad abbeverarsi una momentanea oasi di salvezza, l'effimera sospensione di un'agonia lenta ed inesorabile. In questo inferno la civiltà appare sempre e soltanto di passaggio, ammassi di ferraglia su quattro ruote che sprecano con noncuranza le poche risorse d'acqua (ed infatti il giovane prende a sassate alcuni automobilisti che stavano lavando le loro macchine). Salva un bambino, abbandonato tra le lamiere, da una morte certa e riprende il suo viaggio: e mentre i cani dilaniano le carni delle carcasse abbandonate di altri animali ed anche i pozzi sembrano essersi ormai esauriti, lui continua imperterrito a scavare, finchè, sotto i colpi rabbiosi del suo piccone, l'acqua, finalmente e liberatoriamente, esplode dalle viscere della terra ed inonda lo schermo, mentre la Quinta sinfonia in Do minore di Beethoven accompagna i titoli di coda. Il capolavoro dell'iraniano Amir Naderi, suo ultimo film realizzato in patria (e bloccato per tre anni dalla censura di regime) prima di trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti: uno splendido ed appassionato canto d'amore e disperazione alla purezza degli elementi, trasfigurato in una metafora angosciante della lotta per la sopravvivenza, in cui la fissità della macchina da presa incornicia il poetico e disperato eroismo del suo giovane protagonista nella profondità dei campi lunghi e lunghissimi su cui Naderi lascia stagliare le sagome e le ombre dei corpi, vittime impotenti dell'apocalittico e ribollente caos climatico in cui galleggiano alla deriva le misere esistenze dei suoi personaggi.

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