Espandi menu
cerca
Au hasard Balthazar

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

Recensioni

L'autore

ZioMaro

ZioMaro

Iscritto dal 20 luglio 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 1
  • Post -
  • Recensioni 92
  • Playlist 7
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Au hasard Balthazar

di ZioMaro
10 stelle

Se c'è stato un regista sempre coerente con la propria visione del mondo e le proprie idee di messa in scena, quello è Bresson. Ha sempre proposto con costanza e tenacia una personale concezione dell'esistenza, così pessimista e senza speranza, mai patetica. Sempre inflessibile alle mode cinematografiche o a lusinghe di qualunque specie, non ha mai rinunciato alla sua convinzione: mostrarci che il mondo è un luogo crudele in cui vivere, perché regolato dai rapporti di forza e dominato dall'egoismo e dalla prevaricazione che sradicano ogni tentativo di buona volontà e viva intraprendenza. Adotta sempre il punto di vista degli umili, o di coloro che le circostanze e le strutture sociali hanno reso e rendono deboli e isolati. I suoi protagonisti patiscono, lottano contro la rassegnazione con disperazione covata, che diventa disillusione totale e quindi sconfitta.

In “Au hasard, Baltahazar”, paradossalmente è un animale proverbiale come l'asino ad essere il simbolo di una pazienza martiriale che “santifica” (ovviamente solo in terra, non esiste altro), ma che di per sé in nessun caso salva. Si seguono così le umane vicende del somaro Balthazar. All'inizio è accolto in una famiglia, diventa il compagno di gioco dei bambini, benevoli e autentici nei sentimenti perché nella pienezza della loro innocenza. Se per gli adulti la religione è solo tradizione inveterata o speranza illusoria, per loro il rito è gioco, ma pur sempre serio: perciò lo battezzano. Da quel momento Balthazar è, come direbbero i contadini, “come un cristiano”, come un uomo. Inizia la sua vita: è ceduto a vari proprietari e conosce costantemente il travaglio di duri e umilianti lavori, subendo le angherie di diversi padroni, degli individui aridi, miserevoli o viziosi, in genere corrotti. Ritorna spontaneamente da Marie (Anne Wiazemsky in un memorabile debutto), una dei compagni d'infanzia che nel frattempo è sbocciata in una sensuale adolescenza. Lei più che amarlo “come nella mitologia”, come ci viene maliziosamente suggerito, in realtà si identifica con Balthazar, di cui condivide sul piano morale gli oltraggi dagli stessi aguzzini, e la sorte: come capitava anche a Muchette, l'esperienza di una umanità senza pietà la travia così tanto da essere completamente mortificata.

Non interessato alla commozione fine a sé stessa, Bresson ha un'idea classicista della tragedia: metterla semplicemente in scena in tutta la sua crudezza è il solo modo per smuovere le coscienze, per indurre lo spettatore a prendere una posizione. O si accetta l'iniquità del mondo, il che come per i suoi personaggi varrebbe a svelare la nostra grettezza oppure la nostra scelta per l'errore fatale, o si è contro. È in maniera apparentemente tradizionale e distaccata che questo regista si rivela un insospettabile, ma integro e poderoso militante.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati