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Au hasard Balthazar

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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La recensione su Au hasard Balthazar

di ed wood
8 stelle

Questo è uno dei film più difficili che abbia mai visto. Fra i grandi maestri del cinema occidentale, Bresson è il più ostico, il più sfuggente. Personalmente fatico a comprendere del tutto opere di autori come Tarkovskij e Glauber Rocha, ma il motivo è dovuto all'estraneità geografica e culturale di Russia e Brasile alla realtà (italiana, euro-centrica e filo-americana) in cui sono stato formato. C'è tanta Russia in Tarkovskij e tantissimo Brasile in Rocha. Ma non si può certo dire che ci sia tanta Francia in Bresson (ce n'è tanta quanta in Renoir e Truffaut, forse di meno). La difficoltà, da parte mia, nel "capire" Bresson non va quindi ricercata in distanze culturali, ma nell'intrinseca ostilità comunicativa della sua regia. In "Au Hasard Balthazar", il senso rimane sempre nascosto, per quanto visivamente possa apparire come manifesto in ogni momento. La concatenazione di immagini e di suoni ("giustapposizione", la chiama Bresson), nella sua laconicità, si presenta sempre come eloquente, ma il significato di ogni sequenza resta come sospeso: frequente, in questa ed altre opere di Bresson, è un'inquadratura "neutra", insignificante, che acquista un valore espressivo solamente al termine del movimento di macchina o in relazione alle immagini che le vengono "giustapposte". L'inquadratura, di per sè, non vale niente per Bresson. Mai visto, nel cinema d'autore, singole inquadrature più inespressive, quasi casuali. Bresson non curava la composizione interna dell'inquadratura, la disposizione degli oggetti nello spazio, l'utilizzo della profondità di campo: erano il movimento della mdp e il montaggio (e il ritmo che se ne ricavava) a dare un senso a ciò che era stato filmato. "Au Hazard Balthazar" è un film ellittico, che pone tante domande senza dare risposte, che sottrae non solo l'inessenziale, ma anche l'essenziale: sta allo spettatore scovarlo, attraverso le pieghe di un montaggio apparentemente impermeabile. Bresson affermava che nel cinema, come nella vita, gli effetti si manifestassero prima delle cause: da qui l'incomprensibilità, o quantomeno lo straniamento, al quale contribuiscono i dialoghi sibillini e i suoni stridenti. Inoltre, quello di Bresson è un cinema assolutista, nella misura in cui un episodio ci viene mostrato da un "unico occhio", focalizzando l'attenzione su di un dettaglio: ma è proprio questa unicità di prospettiva che ci nasconde importanti significati, anzichè evidenziarli. Altro elemento di ambiguità è la recitazione: in questo film, non c'è differenza fra la recitazione di una persona, di un animale, di un oggetto inanimato. Penso che i momenti più intensi, le scene clou di un'opera senza climax, del tutto priva di un vero crescendo drammaturgico (e in questo affine ad un'altra difficile opera di un grande maestro: "Nazarin" di Bunuel), siano quelle in cui l'attenzione della mdp è rivolta verso cose prive di vita: il panetto segnaletico ai bordi della strada, al quale l'ubriacone porge l'ultimo saluto, oppure la cisterna dell'acqua, riempita dall'incessante lavoro dell'asinello al pozzo. Sono testimonianze reificate della presenza umana e animale. Film fatalista, sull'invisibilità di un Male che pure si presenta, in tutta la sua insensatezza, dall'inizio alla fine del film, attraverso una violenza letterale: "violenza" come "violazione" (nessuno come Bresson in questo film è riuscito a rappresentare in maniera più disturbante questo concetto, forse solo Haneke 40 anni dopo: in questo senso, la scena più "violenta" è forse quella dei petardi fatti saltare in occasione di una festa). Film sul caso già scritto, fin dall'inizio di ogni sequenza, a partire da quell'inquadratura insensata di cui si parlava sopra. Film sulla Grazia negata: Maria, un nome che dice tutto, avrebbe potuto essere l'umanizzazione della Grazia, ma il Male ha avvinghiato anche lei, subdolamente, senza che nè lei nè lo spettatore se ne rendessero conto. Film disperato, che fa star male, che lascia attoniti. Non gli dò il massimo dei voti, perchè sono troppi i passaggi a vuoto: a tal proposito, se qualcuno volesse consigliarmi un libro che analizzi l'intero film, sequenza per sequenza, gliene sarei grato.

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