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Au hasard Balthazar

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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La recensione su Au hasard Balthazar

di mm40
10 stelle

Apologo sulla disillusione, parabola sulla vanità dell’esistenza terrena, metafora dell’inestricabile disegno del destino (in cui comunque il divino non è del tutto assente): Au hasard Balthazar è la vetta del cinema bressoniano e una delle opere più profonde e toccanti del cinema mondiale. Il colpo di genio essenziale è quello di adottare un animale, un asino, come protagonista, con tutte le difficoltà in chiave di recitazione e di ripresa che la scelta può avere comportato; ma nella sceneggiatura di Bresson stesso il ruolo di Balthazar è di assoluto primo piano, di vero protagonista nonostante non parli, non reagisca, esegua solamente ciò che di volta in volta gli uomini gli impongono di fare. In questo spaccato si ritrova già la desolante condizione esistenziale dell’essere umano, che si sente al centro della (propria) vita, ma è soltanto l’impotente vittima di forze superiori che ignora e, per quanto possa dibattersi, mai riuscirà a comprendere. E se l’asino non ha dalla sua la comprensione di ciò che sta accadendo attorno a lui, ha però l’invidiabile capacità di risorgere mille volte, di vivere infinite vite, sotto innumerevoli padroni e passando attraverso le più logoranti fatiche. Ferrato e sellato, frustato, malmenato, calciato, tramortito e lasciato agonizzare, e ancora tornato in vita, di nuovo maltrattato e infine destinato a una solitaria sofferenza incomprensibile, insostenibile a vedersi per lo spettatore: e questa è semplicemente (finalmente?) la morte, in un giorno qualunque, senza una ragione particolare, senza una possibilità di appello. Più umano dell’uomo, l’innocente (e in quanto tale in stato di grazia) Balthazar muore con una dignità che raramente spetta in un film a un uomo e la sequenza finale di questo film è qualcosa di realmente devastante. Uno dei picchi irraggiungibili della Storia del cinema, uno squarcio straziante che suggerisce una sensazione che racchiude il peggio di tante sensazioni oscure dell'animo umano. Il Male (banalissimo, umanissimo male) lo ha condannato in Terra, ma la sua fine è – senza voler scadere nella blasfemia gratuita – paragonabile a quella di un santo (così lo definisce anche la sua padrona, nel finale), di un martire. Perchè Au hasard Balthazar può essere superficialmente una pellicola dal forte valore animalista, ma è essenzialmente un film cristiano: Balthazar è l'esemplificazione del concetto di 'povero Cristo'. Ma non il Cristo delle parabole, il Salvatore o il predicatore: bensì quello del Calvario, della passione, dell'espiazione delle colpe altrui - guarda caso, sempre di quelle dell'uomo si parla - nella propria sofferenza. La colonna sonora sfrutta sapientemente, accanto alle musiche originali di Jean Wiener, la meravigliosa malinconia della Sonata n°20 di Schubert; in questa pellicola esordisce la diciannovenne Anne Wiazemsky, che di lì a poco diverrà musa (e moglie) di Godard. 10/10.

 

La trama

Un asino, nel corso della sua travagliata vita, vede trascorrere la storia dell’impossibile amore fra Jacques e Marie, un amore promessosi reciprocamente da bambini e sgretolato, da adulti, dalle mille variabili della vita.

 

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