Espandi menu
cerca
Acusada

Regia di Gonzalo Tobal vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Spaggy

Spaggy

Iscritto dal 10 ottobre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 178
  • Post 623
  • Recensioni 235
  • Playlist 19
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Acusada

di Spaggy
8 stelle

Alla sua opera seconda, l’argentino Gonzalo Tobal presenta in concorso al Festival di Venezia il legal drama Acusada. La storia ruota intorno a Dolores, una giovanissima ragazza accusata di aver ucciso due anni e mezzo prima la sua miglior amica. Il processo che la vede alla sbarra è al primo grado e diversi sono gli indizi di colpevolezza della giovane, lasciata in libertà almeno fino al giorno della sentenza. La libertà di cui gode Dolores è relativa: si è rinchiusa in se stessa, non esce di casa se non sporadicamente, ha rapporti con le poche amiche che le sono rimaste e non ha accesso a internet. Chi la circonda costantemente è la famiglia, composta da una coppia di caparbi genitori e un fratello minore, e il team della difesa, che si avvale del miglior avvocato di Buenos Aires e di un’esperta di comunicazione e immagine.

Lali Espósito, Gael García Bernal

Acusada (2018): Lali Espósito, Gael García Bernal

 

Il caso di Dolores è al centro dell’attenzione dell’industria mediatica. Si sprecano i servizi al telegiornale e i resoconti dei programmi di approfondimento, in cui fa spesso la comparsa a suon di interviste esclusive la madre della vittima. Sull’eventuale innocenza di Dolores non può metterci la mano nemmeno lo spettatore, che viene lasciato privo di indizi: non ci sono tracce da seguire, prove da raccogliere o alibi da smontare. A Tobal interessa mettere in scena il dramma che si cela dietro le quinte di un processo. Non siamo in un giallo dove c’è l’assassino da scoprire: siamo, invece, catapultati nella testa di una ragazza che è accusata di aver ucciso colei che aveva provveduto a far diventare virale in video hot amatoriale destinato a rimanere segreto.

Mentre il processo va avanti, assistiamo a una sorta di silenziosa rielaborazione dei fatti, degli eventi che la stessa protagonista non ha sufficientemente metabolizzato. La vittima è stata uccisa la mattina in cui nella stanza accanto dormiva l’accusata dopo una festa free-range (senza connessioni telematiche esterne) a base di alcol e sostanze stupefacenti. Gli eccessi della sera prima hanno portato in tutte le ragazze partecipanti al party un annebbiamento totale: nessuno ricorda cosa è successo realmente e le ricostruzioni che pubblico ministero e televisioni provvedono a fare risultano verosimili. Plausibile è anche l’arma del delitto, che secondo un perito su sei sarebbe un paio di forbici instabili. È chiaro che, al di là delle probabilità, il ritrovamento di un paio di forbici nella stanza di Dolores scateni ancora più congetture nei suoi confronti, trasformando lo spettatore per un frangente in pubblico ministero.

Nel frastuono che vive, Dolores cambia pelle. Da ragazzina viziata che si lamenta di non far sesso da due anni e mezzo, si trasforma in donna sofferente, pronta con semplicità e schiettezza a gridare il suo dolore. La feriscono i sospetti della sua stessa famiglia, le nevrosi che i suoi sono chiamati a vivere, i sacrifici che la parcella di un oneroso legale comporta, la mancata prima comunione del fratello. La famiglia deve restare unita, le grida il padre dopo una violenta discussione: nessuno in casa le punta il dito contro, chi osa solo accennare all’ipotesi di colpevolezza viene colpito con uno schiaffo.

Di fronte alle accuse più incalzanti, Dolores si comporta come se andasse incontro a un destino giù segnato da altri. Rifiuta di difendersi in tribunale ed eviterebbe anche di apparire in televisione in un popolare programma di infotainment. La sua è oramai una faccia riconoscibile per il pubblico, che prende come oro colato ciò i mass media raccontano: se la tv dice che per la città gira un puma, la psicosi diventa collettiva con conseguenze reali. In sociologia, si parlerebbe di profezia che si autoavvera. La critica che Tobal fa al sistema è inquietante soprattutto per chi vive in un Paese che ha fatto delle storie di crimine uno spettacolo a puntate. Chi l’ha visto?, Quarto grado, La vita in diretta, Storie maledette, Un giorno in pretura, Quinto indizio, Pomeriggio Cinque, Porta a porta, Storie vere: l’elenco delle trasmissioni che in Italia raccontano di omicidi trasformandoli in fiction è lunga. L’omicidio spesso diviene un feuilleton da centellinare a puntate in grado di trasformare il pubblico in accusatore o difensore. Il caso di Dolores non è molto distante da quello di Sarah Scazzi, Roberta Ragusa o Elena Ceste, tanto per ricordare quelli che hanno inchiodato allo schermo il pubblico catodico. Siamo stati tra i primi ad assistere a una deriva dell’informazione giudiziaria in tv: plastici costruiti ad hoc, parenti delle vittime che si accusano a vicenda sotto l’immancabile scritta “Esclusiva” da una puntata all’altra, le faccette dei presentatori di turno (qui incarnati da un supponente Gael Garcia Bernal), i dispacci dei tribunali letti co voce lacrimevole dalla starlet di turno che si improvvisa giornalista o psicologa e gli inevitabili esperti di grafologia, criminologia, prossemica e psichiatria (che finalmente hanno dato  senso alle loro lauree) ci accompagnano da anni. Inutile negare il fascino che esercitano: del resto, dall’arbori della narrativa, l’omicidio, il sangue e i complotti, hanno un loro pubblico di fedelissimi che li segue per sentirsi migliore o per riempire le proprie vuote giornate.

Un ulteriore spunto che andava analizzato ci pone di fronte alla deriva delle immagini amatoriali che provvediamo a realizzare oggi. Dolores avrebbe ucciso l’amica dopo che questa avrebbe diffuso un video hard in cui l’accusata era intenta a praticare una fellatio a un ragazzo. In Italia, un caso simile ha portato alla morte della protagonista della vicenda e sarebbe stato interessante approfondire quali meccanismi prima di esibizionismo e poi di protezione si mettono in atto in chi si ritiene ferito nella propria intimità quando questa intimità ha scelto di condividerla con una o due persone fidate.

Acusada è un ottimo secondo film che Tobal poggia tutto sulle spalle della protagonista Lali Esposito, formatasi nella grande scuola della telenovela argentina, che negli anni ha saputo regalarci attori come Ricardo Darin o Gerardo Romano (colui che nel film interpreta il pubblico ministero).

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati