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Il grande salto

Regia di Giorgio Tirabassi vedi scheda film

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La recensione su Il grande salto

di Furetto60
5 stelle

Esordio alla regia di Tirabassi. Cast strepitoso, ma il film non convince

Nello e Rufetto sono due balordi, sfigatissimi, Rufetto abita con la moglie, l’unica a lavorare in famiglia e il piccolo figlioletto, a casa dei suoceri, che lo considerano uno scansafatiche, incapace. Nello vive in un fatiscente sottoscala. Entrambi reduci, a quattro anni di soggiorno obbligato nelle patrie galere, dopo un colpo andato male. Il figlio piccolo sa che il padre è stato a “Bruxelles” a imparare il francese. Nello non riesce a trovare una donna, va sempre in bianco, per sfortuna e manifesta incapacità. le giornate si consumano tra un aperitivo al bar e un piano destinato al fallimento. Si recano a rapinare un ufficio postale, per scoprire che ancora non è aperto. Un’altra volta arrivano tardi dopo che la rapina è già stata commessa da colleghi più solerti "Dulcis in fundo”, persuadono un nano a collocarsi all’interno di un pacco postale, per usarlo come palo all’interno, ma lo sfortunato complice ci lascia le penne e il piano va in rovina. Intanto Il suocero non lo vuole più in casa, ma per accontentare moglie e figlia, si rivolge a un boss, che gli affida un compito facile e ben pagato e compiere il sospirato “grande salto”, Rufetto e Nello devono solo fare un delicato“ trasporto”,  ma la sfortuna si accanisce ancora su di loro, fanno uno strano incidente, in cui perdono rocambolescamente il “carico umano” che resta appeso sotto un cavalcavia. A questo punto possono solo scappare. Vanno in pellegrinaggio presso una località religiosa nota per i miracoli, lì paradossalmente Nello ottiene una grazia al contrario, cioè perde la vista L’esordio alla regia di Giorgio Tirabassi ottimo attore, che ne firma anche la sceneggiatura con Daniele Costantini e Mattia Torre, a mio personale parere non è convincente, strizza l’occhio alla commedia all’italiana, di Monicelli e Citti, ma non riesce a essere né caustica né divertente come l’era quella dei maestri citati, la storia sembra impantanarsi soprattutto nella seconda parte, restando a metà del guado senza guadagnare una sua identità. Tra i pregi, un cast di alto livello: Ricky Memphis, vecchio amico e collega affiatato di Tirabassi, i due “suoceri” Gianfelice Imparato e Paola Tiziana Cruciani assolutamente perfetti, per misura e tempi comici, la “moglie” Roberta Mattei, il terribile boss Salvatore Striano, sorprendente per la sua grande presenza scenica, i deliziosi camei di Marco Giallini di Pasquale “Lillo” Petrolo e di Valerio Mastandrea.La tenuta narrativa scricchiola, vistosamente con tanti, troppi tempi morti, il finale sarcastico è assolutamente incoerente con la storia, dopo una seconda parte che gira a vuoto. Il debutto alla regia di un lungometraggio,del nostro Tirabassi, lascia perplessi.

 

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