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L'erba cattiva

Regia di Kheiron vedi scheda film

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La recensione su L'erba cattiva

di Furetto60
8 stelle

Ottimo lavoro di Kheiron, qui sia regista che attore. Intensa e commovente storia di formazione e redenzione.

Wael alias Kheiron è un giovane, con trascorsi dolorosi, che apprendiamo un po' alla volta, grazie a frequenti flashback, vive di piccole truffe con la madre adottiva e complice Monique ex suora, alias Catherine Deneuve, con la quale convive nella periferia di Parigi, luogo in cui abitualmente vengono ghettizzate, le cosiddette erbacce cattive della società. Wael e Monique  sono intenti a perpetrare la ormai abituale truffa: fuori al supermercato, la donna si fa aiutare a caricare la spesa sull’auto da un cliente anziano, giunge Wael nascosto da un passamontagna, scippa la sua borsetta, l’uomo d’istinto insegue il ladro, che a un certo punto molla la borsetta dove non c’è nulla, ma solo un laconico messaggio “ cosi impari ad aiutare gli altri” Ovviamente quando lo sventurato, torna non trova più né Monique né tantomeno la spesa, solo che nel corso dell’ennesimo raggiro si imbattono  nell’uomo sbagliato, cioè Victor alias André Dussollier, vecchia conoscenza di Monique, anziano ma più sveglio  e veloce  degli altri, con lui il trucco non funziona e così quando si scopre l’inganno, Victor che  sta  gestendo un’organizzazione di rieducazione per adolescenti  difficili con problemi scolastici, li coopta entrambi per questa attività, cosi “obtorto collo”  sono costretti a diventare l’una segretaria e l’altro educatore per riscattarsi  e soprattutto scansarsi la denuncia e la galera. Wael, dunque deve gestire sei ragazzini problematici, soprattutto conquistarne la loro attenzione e la stima, sembrerebbe un’impresa impossibile, passare da truffatore a mentore di sei giovani: Shana, Fabrice, Karim, Ludo, Nadia e Jimmy. Ogni ragazzo ha la sua storia: discriminazione, conflitti familiari, droga, pedofilia. L’inizio non è incoraggiante, hanno deciso per uno sciopero del silenzio. Deve coinvolgerli in qualcosa e spezzare la barriera di diffidenza che hanno eretto, compito tutt’altro che facile, ma lui li capisce, perché li conosce, è stato uno di loro, lo è tuttora, un outsider che si è dovuto inventare la vita ogni giorno per tirare avanti, si è dovuto adattare agli altri e alle avversità, Wael è un acuto osservatore e un vero camaleonte, i suoi tormentati trascorsi e il suo ingegno diventano la chiave di volta, per fare breccia nel muro e suscitare in loro fiducia. Ognuno dei ragazzi ha una sua debolezza, un privato doloroso, che li rende dei reietti, rigettati dalla società e Wael ogni giorno deve escogitare un’idea per catturarne l’interesse, per tenerli fuori dai guai e dentro la sua classe e siccome è tutt’altro che stupido, ricorre a diversi stratagemmi, arriva perfino a pagarli. Ma il suo atteggiamento è sempre comprensivo, usa gentilezza, leggerezza e tanta pazienza, s’ inventa perfino dei fantasiosi giochi “sociali” La storia si tinge anche di giallo, allorquando sulla loro strada incrociano un poliziotto corrotto, che però ha la peggio, grazie proprio al cambio di passo del protagonista. Alla fine da questo incontro tra disadattati, nasce solidarietà, amicizia e un’opportunità di crescita per tutti e anche per lo stesso Wael è una preziosa occasione, per guarire dal suo passato e trovare un posto dignitoso nella società. Kheiron, regista, sceneggiatore e attore principale, si è ispirato nuovamente alla sua vita per il suo secondo film, che segue due temporalità ben distinte: l’una mentre è solo un bambino orfano e in fuga durante la rivoluzione islamica in Iran, l’altra mentre vive a Parigi, ormai adulto. L’erba cattiva è un film ben scritto, ben girato, Catherine Denieve mantiene inalterato il suo fascino malgrado l’età. Il racconto ha passaggi drammatici, ma il tono leggero della commedia, il contrasto non stride, perché il film è intelligente e non smarrisce mai la bussola. Ottimo racconto di formazione e redenzione, è basato su dialoghi strutturati e mai moralistici, la cui narrazione dà spazio a questa gioventù simpatica e dotata. Piuttosto che deplorare le storture sociali che affliggono le metropoli, il film di Kheiron preferisce celebrare la vitalità dei suoi personaggi e la loro energia per pensare positivo, rendendo questa storia un inno alla vita e alla speranza. Nei titoli di testa il film riporta una massima arguta di Victor Hugo: “Non vi sono né cattive erbe né cattivi uomini: vi sono soltanto cattivi coltivatori “, una citazione perfettamente coerente con il senso del film, che riesce a coniugare  le sue tematiche, l’inclusione e l’istruzione, con il tono irriverente e ironico della storia

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